Apple e Harper Collins alla sbarra per violazione antitrust

La Apple ha davvero un pessimo rapporto con gli ebook e ciò che riguarda l’editoria in generale: infatti insieme alle case editrici Harper Collins, Hachette, Macmillan, Penguin e Simon&Schuster  è stata denunciata in California con l’accusa di aver creato insieme ai “correi” un cartello per far si che i prezzi sui libri pià popolari rimassero alti. In poche parole: avete presente il famoso 30% che la Apple trattiene per se sui libri digitali?

Spiegandolo in maniera più tecnica sotto accusa è andato a finire il modello per il quale all’interno dello store di Cupertino sono gli editori a stabilire il prezzo di vendita al consumatore degli ebook fermo restando la cessione del 30% del ricavato a rivenditore. Un metodo diametralmente opposto a quello solitamente in atto definito “wholesale” che lascia al rivenditore la scelta del prezzo al dettaglio.

Si tratta del modello di agenzia utilizzato nella vendita dei libri cartacei normalmente. Lo stesso utilizzato da Amazon anche online, che lo sfruttava per offrire dei prezzi estremamente competitivi per gli ebook destinati al suo Kindle. Un meccanismo funzionale e soddisfacente per gli acquirenti che ha subito uno scossone niente male da parte della Apple che contando sullì’appoggio degli editori ha portato ad una revisione dei rapporti di forza, dando più potere alla casa editrice.

Ed è da una reazione a questo sistema che è nata la class action tramutatasi poi denuncia. Questa volta però non vi è una azienda a capo di tutto, ma due semplici cittadini che hanno notato la violazione delle norme antitrust:  Anthony Petru di Oakland (California) e Marcus Mathis di Natchez (Mississippi), che hanno acquistato almeno un ebook a 9,99 dollari negli ultimi mesi e che contemporaneamente hanno visto crescere i prezzi dei libri da loro acquistati di quasi il doppio.

Già in Connecticut a livello statale è partita un indagine che ha messo sotto torchio la Amazon e la Apple sul tema.

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