Adriana Zarri, Un eremo non è un guscio di lumaca

Un bel giorno, nel 1975, gli amici di Adriana Zarri ricevettero una sua lettera in cui li informava che si stava ritirando a vivere in un eremo tutto suo, una vecchia casa in cui intendeva dedicarsi alla preghiera e al silenzio. Non ho idea se i suoi più cari amici furono stupiti della sua decisione. Forse lo furono di più i suoi numerosi lettori e spettatori.

La Zarri, giornalista, teologa, scrittrice e soprattutto pensatrice autonoma e rigorosa, era, lo è sempre stata, una donna importante per la cultura italiana, che diede però scandalo, come si suol dire, a molti ben pensanti per le sue opinioni molto nette a proposito della chiesa cattolica.

Diciamo pure che i testi della Zarri, messi insieme alle opinioni di Don Gallo, di cui abbiamo già parlato su Libri e Bit, sono in grado da soli di mettere in crisi e rifondare la fede di un comune cattolico.

Ma Adriana Zarri non era “solo” una teologa, era anche una donna di carattere, indipendente, con le idee chiare, che aveva persino lasciato pronta la sua epigrafe (la Zarri è scomparsa nel novembre del 2010).

Nel suo Un eremo non è un guscio di lumaca, racconta non solo il perché della sua scelta, ma in cosa consiste. Ci consente di entrare nella sua casa, ci mette a parte delle sue abitudini, ragioniamo con lei sul significato di solitudine e isolamento.

Non so se avete mai conosciuto persone che si vantavano di aver fatto una scelta simile a quella della Zarri. Io sì. Quando sono entrata in questa casupola, l’ho trovata sporca, piena di cattivi odori e la stessa persona (molto amata dai monaci cui faceva riferimento) non aveva cura di sé né la sua scelta sembrava trasparire dal suo modo di essere o di relazionarsi al prossimo.

Ho trovato perciò la Zarri illuminante e il suo percorso utile per ridefinire una serie di priorità della nostra esistenza, a prescindere dall’aver fatto o meno una scelta di fede. Un libro, dunque, che mi sento di consigliare anche perché scritto, come vedrete dalla citazione, con un linguaggio comprensibilissimo:

In questa zona c’è un’escursione termica enorme […] bisogna vestirsi a strati: maglie, maglioni, calzettoni, cappotti: che poi verranno tolti gradualmente, man mano che il giorno procede e la temperatura si innalza. Quasi che non bastasse, se il tempo non è stabilizzato […] non si può mai capire dal mattino come sarà la giornata […] Il risultato è che assai spesso nemmeno l’espediente degli strati si rivela utile; e non c’è che adattarsi a cambiare vestito […] Se due capi di vestiario non stanno bene accostati, ci patisco, anche se sono sola a vederlo. E guai del resto, se non fosse così. Uno che vive in solitudine finirebbe per esser sempre in disordine, sporco, sciatto. No, anche se nessuno mi vede – ma io sì- la mia toletta è lunga e accurata e una camicetta che “stona” sulla gonna non la metterò mai.

Adriana Zarri
Un eremo non è un guscio di lumaca
pp. XVI – 268
€ 19,50
ISBN 9788806205577

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