Racconti di pareti e scalatori, recensione

racconti di pareti e scalatoriLa signora che faceva la coda dietro di me, mentre aspettavo di pagare questo libro, mi ha chiesto se fossi un’appassionata di montagna, una che scala insomma o che ama le ferrate.

Ma certo che no. Io al massimo faccio la valanga. Eppure Racconti di pareti e scalatori mi ha costretta a comprarlo, mi ha ipnotizzata.

Non so se capita anche a voi: entrate in libreria, giusto per fare un giro, perché volete sentire l’odore dei libri, scoprire cosa c’è di nuovo.

Poi vi fermate davanti ad una copertina, ad un titolo, colpiti vostro malgrado da un colore, una parola e sempre vostro malgrado, sapendo che non era previsto nel vostro budget mensile, decidete anzi sapete che quel volume sarà vostro. Anche se affronta temi che fanno parte della vostra conversazione o interessi quotidiani.

Racconti di pareti e scalatori, per tornare a noi, raccoglie i racconti/testimonianza degli alpinisti che negli anni si sono cimentati con le vette più impervie, a partire dalle nostre amate cime, per finire persino negli states. Di racconto in racconto, ci ritroviamo a camminare tra i più diversi paesaggi, a fronteggiare emergenze, prendere decisioni difficili, a riflettere sul senso della vita e sul valore dell’uomo.

Chi scala, come chi affronta il mare o si isola in un paesino in mezzo alla campagna, non sta infatti sfidando la natura, le cime, gli abissi, la vastità del silenzio. Sta invece cercando di recuperare una sorta di pienezza della dimensione umana, sfidando i propri stessi limiti, superando sia quelli mentali che quelli fisici.

I capitoli che mi hanno richiesto un certo sforzo sono quelli sulle salite in quota senza ossigeno. Non perché siano i più ostici, ma semplicemente perché per me già non sono pensabili i 7.000 metri di altitudine, se poi leggo di chi si appresta a salire senza bombole, comincio a sviluppare un leggero attacco d’ansia (ed ecco perché sono al massimo scalatrice del mio divano).

La fascinazione che questa raccolta di racconti ha esercitato su di me, l’ho subita anche nel caso di altri due volumi, sempre dell’Einaudi, che, solo adesso me ne rendo conto, messi insieme formano una sorta di perfetta trilogia quasi filosofico-teologica. Si tratta di Racconti di vento e di mare, di autori vari, e di Un eremo non è un guscio di lumaca, di Adriana Zarri.

Ecco, se per il 2012 state maturando il sano proposito di dare alla vostra vita una svolta verso l’autenticità, non fateli mancare nella vostra biblioteca. Scalate queste vette impervie, affrontate il mare aperto, ritiratevi in solitudine nel vostro eremo interiore. Credo che la capacità tutta umana di apprendere dall’esperienza altrui, sia davvero un toccasana quando chi ci ha preceduto si è posto obiettivi così importanti.

Ma in ogni modo, al di sopra di queste accademiche disquisizioni sta il fatto che il lottare lassù per ore e ore sospesi sugli abissi, con la vita attaccata ad un filo, per forzare un passaggio di fredda pietra, o intagliare nel ghiaccio una via verso il cielo, è un lavoro degno “di veri uomini”. Che quelle rocce innalzantisi in forma di mirabile architettura, quei canaloni ghiaccianti, salenti incontro al cielo, quel cielo ora azzurro profondo dove l’animo sembra dissolversi e fondersi con l’infinito, ora solcato da nuvole tempestose che pesano sullo spirito come una cappa di piombo, sempre lo stesso ma mutevolmente vario, suscitano in noi delle sensazioni che non si dimenticano più.
E al giovane compagno che inizia i primi duri cimenti ricorderò ancora il motto dell’amico caduto su una grande montagna: “Osa, osa sempre e sarai simile a un dio”.

Autore: A.A.V.V.
A cura di Marco Albino Ferrari
Titolo: Racconti di pareti e scalatori
Editore: Einaudi
Anno: 2011
Pagine: XVIII – 356
Prezzo: € 20,00
ISBN 9788806209667

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