Uno splendido disastro, di Jamie McGuire: recensione

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Ecco servito il prossimo film adolescenziale di successo, se i produttori saranno in grado di fare la scelta giusta in location ed attori.  Parliamo di “Uno splendido disastro” di Jamie McGuire il quale, detto tra noi, nonostante il periodo che ho lasciato passare prima di recensirlo, ancora deve convincermi del tutto.

Intendiamoci, la materia c’è. Se cercate un saggio di storia antica o sociologia applicata non dovete puntare a questo titolo. E’ palese che la corda che va a suonare non è quella di un ineluttabile capolavoro o quella che “strimpellerebbe” con passione un classico come i libri di Jane Austen. Ma ciò non toglie che per il target al quale ha deciso di parlare abbia centrato perfettamente quelle che sono le tematiche da affrontare ed ampliare. La trama è scontata? Si, forse un poco lo è. Ma se non si sta attenti si rischia di rendere questo libro vittima dei pregiudizi più che di un effettivo suo problema a raccontare la sua storia.

In fin dei conti i presupposti del dramma post adolescenziale ci sono tutti. Quello che bisogna capire è se si vuole combattere contro di essi o abbracciarli per godere di uno stile che alla fine, concedetelo, non è niente male davvero. Mi viene per qualche verso facile paragonarlo a Warm Bodies. Li una storia che poteva sembrare scontata ha raccolto, almeno in me, un impressione più che positiva per via dello stile e della capacità di intrecciare esistenze dell’autore. Anche in “Uno splendido disastro” ha molto peso il modo nel quale la storia viene raccontata. E non si può che apprezzare il tentativo dell’autore.

Quello che davvero fa la differenza nella lettura di questo romanzo è l’animo con il quale ci si dispone a leggerlo. Travis, ad ogni modo, è un po’ il perno pazzo della situazione. Vi confesserò una cosa però: penso che leggerò anche il seguito molto presto.

 

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