Presentazione di Dopo l’infinito cosa c’è, papà?, di Stefano Zecchi

Dopo l'infinito cosa c'è papà, Stefano ZecchiUscirà il 13 marzo la nuova opera dello scrittore Stefano Zecchi, un romanzo dolce e “privato” che apre il cuore dello scrittore a tutti i suoi lettori più fedeli. Il romanzo, titolato Dopo l’infinito cosa c’è, papà?, affronta il tema della paternità vista dagli occhi di un uomo che si avvicinerà a questo momento, così importante e rivoluzionario, all’età di 59 anni. Lo scrittore parla al lettore della sua esperienza chiarendo con lui le difficoltà e le gioie di ogni giorno paragonando la paternità, e la maternità, di oggi a quella del passato, quella che lui subì anni durante l’infanzia. Esperienza personale, ma anche attualità e temi di interesse sociale, tra cui l’esigenza di trasformare l’educazione e la cura dei figli in un’esperienza da condividere e non più esclusivamente femminile. Il volume uscirà in tutte le librerie e sarà edito da Mondadori.

Ecco la presentazione ufficiale del romanzo:

Stefano Zecchi è diventato papà, fra mille titubanze, a 59 nove anni. Un padre “tardivo”, quindi, che oggi non si vergogna a confessare che il figlio “Frick” è stato la vera sorpresa della sua vita. Per lui è disposto a rinunciare a tutto, impegni lavorativi che lo allontanano da casa, partecipazioni ai programmi televisivi, etc. Meglio insegnargli a pescare o guardare insieme le partite di calcio tifando per il Milan. In questo libro sorprendente, Zecchi racconta attraverso la sua personalissima esperienza quale debba essere il ruolo della figura paterna in una società “mammocentrica” e come affronta ogni giorno i piccoli e grandi interrogativi che suo figlio gli pone. Al proprio padre ogni bambino chiede di spiegargli che cos’è la realtà, anche attraverso i suoi comportamenti quotidiani, e poi sicurezza, protezione. Ma un padre, ci dice Zecchi, deve insegnare anche a sognare, e poi a trasformare i sogni in idee, e le idee in realtà. E deve oggi, a differenza del passato, conoscere la tenerezza di un’educazione ferma; che non significa essere “mammo”, bensì sostenere l’autorevolezza delle regole senza caparbietà, appunto con dolcezza. Perché se la ragione ti aiuta a gestire le tue insicurezze è solo il cuore che ti consente di avvicinarti nel modo più sensibile alla creatura che hai messo al mondo.

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