Meglio il film: Gente del Wyoming, di Annie Proulx

Sono davvero pochi i libri che riescono ad essere superati dalla trasposizione cinematografica: è un dato di fatto. Ma vi è un film recente, di quest’ultimo decennio, che calza a pennello in questa definizione. Sebbene il libro abbia un suo perché, non è assolutamente comparabile con il capolavoro che ne è stato estratto.

Parliamo del racconto conosciuto come Brokeback Mountain, in realtà “Gente del Wyoming” della scrittrice Annie Proulx.

Per chi non lo conoscesse, anche se onestamente è impossibile data la risonanza mondiale che ha avuto la trasposizione e non solo per il fatto di essere stata diretta da un genio della cinematografia come Ang Lee ed interpretato da due attori molto amati come il compianto Heat Ledger e Jake Gyllenhall, il romanzo breve narra la storia di due ragazzi, due cowboy che si incontrano e si innamorano sopra le montagne del Wyoming.

Va detto, per onestà intellettuale, che il fatto che Annie Proulx sia vincitrice del premio Pulitzer è riscontrabile anche all’interno di una piccola storiella come quella di due cowboy. Ciò non toglie, che sebbene la storia non abbia pecche dal punto di vista narrativo, la scrittura della donna ed in particolare la scelta di un certo tipo di linguaggio limita di gran lunga il potenziale della stessa, rendendo molto più completo e  meno brutale il film, vincitore di tre premi Oscar. E non stiamo parlando di una pellicola che rivede la storia a sua immagine somiglianza, ma di una trasposizione fedele e ben congegnata.

Leggere il libro lascia quella patina di insoddisfazione derivante da un incompleto approccio alle emozioni. Sono proprio quest’ultima che mancano, in mia opinione, nella narrazione letteraria. E non è nemmeno un problema di lunghezza. Le quaranta pagine del racconto possono anche essere considerate abbastanza. Ciò non toglie che quella mancanza di sentimento ravvisabile nella narrazione inficia l’intera lettura, facendo preferire di gran lunga il film al libro.

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