Mani Calde, di Giovanna Zucca

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Mani Calde, di Giovanna Zucca, è un libro da assaporare con calma e tranquillità. Il tema è molto particolare, delicato in un certo senso.  E secondo me, a costo di risultare impopolare, per quanto bello non adatto a tutti. Vi deve essere una sorta di giusta predisposizione alla lettura.

Chi cerca un romanzo leggero, di evasione, non è adatto a leggere questo libro. Ma su una cosa si può essere certi: sebbene Giovanna Zucca non faccia la scrittrice di professione, il suo lavoro, quello dell’infermiera, l’ha aiutata tanto nella composizione di questo libro. Ho avuto l’impressione (che con genitori e sorella infermieri diventa una certezza, N.d.R.) che dentro vi sia molto della sua esperienza personale e del rapporto che viene a crearsi con i pazienti.  Solo chi vive questi malati, grandi o piccoli che siano, può avere la giusta delicatezza nel affrontare temi così speciali come quelli del coma e soprattutto farlo in questo modo. Il personaggio chiave è ovviamente Davide, che nonostante tutto ciò che pensano tutti (eccetto il dottore “cattivo”, il neurochirurgo Bozzi), sente e comprende tutto, accompagnato dal dottore che vuole riportarlo alla vita. Molto bravo nel suo lavoro ma umanamente deprecabile. E come era quasi scontato che accadesse, sarà proprio Davide a rendere in qualche modo nuovamente “più umano” il dott. Bozzi.

Eccola quale è la forza di questo libro: il non risultare scontato nemmeno nei punti nei quali si può quasi intuire ciò che accadrà. Altra particolarità interessante è la differenza di punti di vista che viene offerta. In prima persona nel bambino, ma anche in terza persona. E le vicissitudini che si srotolano l’una dopo l’altra, tra la religiosa fede in Padre Pio e la più prosaica caratterizzazione dei personaggi ci porta in un mondo davvero particolare. Forse tanto a misura di bambino, ma anche a misura nostra. E questo non è un male, davvero.

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