I cinque tipi di libro di Beppe Severgnini

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Parliamo di libri e tentiamo di catalogarli in generi per renderli più appetibili a chi ha intenzione di leggerli. Sulle pagine del Corriere lo scrittore e giornalista Beppe Severgnini crea uno schema simpatico e veritiero sulla vera natura del libro che vogliamo condividere con voi. Ironico, divertente, ma lo ribadiamo ancora una volta: vero.

Quella di Beppe Severgnini è un’analisi schietta e diretta su cosa possiamo trovare ad aspettarci nella librerie. Volumi che vivono di vita breve o lunghissima, e che rappresentano in qualche modo anche l’approccio che noi abbiamo nei confronti dell’opera letteraria.

Il primo “genere” è “Il libro di Santo Stefano”. L’identikit di questa opera vede un autore celebre, se di destra famoso per via della televisione, se di sinistra perché considerato intellettuale. E’ il classico regalo di natale adatto a chiunque e scelto solitamente dalle persone che leggono poco pensando che in questo modo si vada sul sicuro. Sono i libri più riconsegnati alle librerie il 26 dicembre (per l’appunto Santo Stefano) e cambiati con titoli di vero interesse. C’è posi il “libro di Tarzan”. Vengono detti così quei libri parte di lunghissime serie: si tratta di volumi che cavalcano qualsiasi genere. Li trovi indistintamente di politica e guerra, addirittura di esoterismo.

Il “libro Sidol” merita la citazione diretta dello scrittore:

L’autore è indignato: da anni, senza soste, per qualsiasi motivo. L’acquirente, portandosi a casa il volume, pensa di lucidarsi la reputazione e scaricarsi la coscienza. In effetti, si limita ad appesantire la libreria dietro il divano. Perché a pagina 150 del Libro Sidol nessuno  è mai arrivato. E’ scientificamente provato. Aprite il volume con un movimento secco: sentirete un “crac” rivelatore.

Abbiamo poi il “Libro Zara”, quello di moda che non costa molto, leggero e talvolta “stupido” ma che diventa un must have perché spesso oggetto di conversazione comunitaria a tavola, ed il “libro libro”. Quello che viene comprato. Letto, riletto e sottolineato. E che quando viene prestato, difficilmente ritorna all’origine.

Photo Credit | Getty Images

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