Libri di testo vecchi e nuovi

enciclopedia quindiciLe scuole riaprono e penso: sono fortunata, a mia figlia toccherà soltanto il prossimo anno e chissà che per allora non avvengano cambiamenti importanti nel mondo dell’editoria scolastica.

Se penso a quando ero bambina, mi sconvolge la quantità di materiale che ogni bambino deve portare a scuola oggi, senza considerare il peso anche economico che ha la spesa scolastica in una famiglia normale. Non è questo il luogo per parlare del diritto allo studio, me ne rendo conto, quindi torniamo subito ai nostri amati ammassi di carta.

Tempo fa avevo visto in video in cui Beppe Grillo parla della rivoluzione dei libri elettronici e di come cambierebbe la scuola se venissero adottati gli eReader al posto degli innumerevoli tomi spezza schiena attuali.

Il problema, però, non credo che si possa risolvere semplicemente optando per un Kindle al posto dei testi tradizionali. Il problema riguarda i programmi scolastici. La storia va avanti, la scienza progredisce, aumenta il numero degli scrittori: è dunque normale che la quantità di sapere da trasmettere aumenti di anno in anno.

Non è neanche detto, lo sappiamo bene, che una maggior quantità di dati implichi automaticamente una migliore qualità dell’apprendimento o della formazione in generale. Quante delle battaglie che avete studiato a scuola sono rimaste impresse nella vostra memoria?

Vi ha aiutati a crescere e ad imparare il docente fissato con le date o quello che cercava di farvi comprendere l’importanza dello studio della storia, la capacità di fare memoria, di guardare al passato con occhio critico, di impegnarsi nella ricerca delle fonti?

Non dimenticherò mai una professoressa di storia dell’arte che restò con noi per una manciata di settimane. Non appena si rese conto che eravamo indietro con il programma, decise di lasciar perdere i nomi degli scultori e dei pittori e di farci invece un riassunto, corredato da immagini e dai nomi dei principali rappresentanti, dei periodi storici, degli stili, dandoci chiavi interpretative che ci sarebbero servite anche una volta fuori dal liceo.

Sono insomma convinta che dietro la questione libri di testo non ci siano soltanto gli interessi dell’editoria, ma anche una didattica approssimativa e poca voglia di innovare. Sarebbe bello se un docente decidesse di rinunciare ai libri di testo, realizzandoli in classe con i ragazzi, con una raccolta di materiali da più fonti. Lo so: non è uno scenario possibile. Me ne proponete altri? Sono sicura che tra i lettori/docenti, lettori/insegnanti e lettori/alunni, ci sono proposte valide che attendono solo di vedere la luce.

Photo Credits | eren|vintagechica su Flickr

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