Il Talismano, di Stephen King e Peter Straub

Sono sempre stata dell’idea che “Il Talismano” fosse uno dei più bei libri di Stephen King, ma al contempo il più difficile da digerire. Questo perché crea una immedesimazione tale da rendere esausto il lettore. Tra le collaborazioni intraprese dallo scrittore in qualsiasi campo, quella con il collega Peter Straub, con il quale ha scritto anche il sequel “La casa del buio” è senza dubbio stata quella più prolifica in fatto di risultato tangibile a livello letterario.

Non parlo di guadagno economico, sinceramente ignoro le statistiche di vendita di questo libro, ma di bellezza stilistica e suspance. Ora, intendiamoci, io adoro il Re, ma è indubbio che il suo linguaggio sia tutt’altro che aulico. Può essere dolce, ma si finisce lì. La collaborazione con un altro maestro indiscusso dell’horror, riesce a portare Stephen King su un livello differente.

La trama fa la stessa fine, anche se in questo caso non mi sento di lodare in particolar modo la questione, dato che quel poverino del protagonista, Jack Sawyer, un bambino praticamente, si trova a dover combattere  una duplice battaglia. Per metà sulla Terra, dove la madre sta morendo di cancro, e per metà nei Territori, dove colpita da un male incurabile anche la regina del regno sta soffrendo.

Non ci vuole molto a capire che si tratta di una situazione a specchio, dove i protagonisti, tranne Jack, vivono come doppioni in uno e nell’altro mondo.  Pian piano scoprirete che anche il padre del ragazzo, morto quando lui era più piccolo, ha a che fare con l’intera questione. Ma si tratta di una connessione che non vi anticiperò.

Il ragazzo, coadiuvato da Lupo, una creatura davvero molto speciale, e da alcuni buoni amici riuscirà nelle sua missione, salvando entrambi i mondi. Il suo percorso sarà denso di insidie, e di emozione per il lettore, che non potrà, ve lo assicuro, trovare mai noioso quel libro.Plauso agli scrittori.

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