I 500, di Mattew Quirk: recensione

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Un nuovo Grisham? Non amo particolarmente i thriller, ma “I 500” di Matthew Quirk non mi è dispiaciuto affatto. Giunto quasi a sorpresa tra le mie mani (esisterà un santo protettore dei lettori squattrinati?, N.d.R.) l’ho fatto un po’ decantare prima di darvi le mie opinioni.

Una scelta, ormai messa in atto quasi con ogni libro, che mi da modo di vedere l’opera nel suo insieme e mi consente di essere al contempo più critica ma anche più convinta delle impressioni avute. A livello teorico, questo libro ha tutto quello che un thriller di potere dovrebbe avere: protagonista affascinante, il cattivo di turno che è un vero “cattivone” e l’eroe costretto in qualche modo a lasciar perdere il suo agire da “brava persona” con un lavoro “normale” per tentare di salvarsi la vita ed eventualmente salvare il mondo.

Intendiamoci, quando in “I 500” parliamo di un lavoro normale, la scelta delle virgolette non è casuale, visto che il nostro protagonista Mike Ford con l’assunzione al Davies Group conquista sì un ottimo posto di lavoro, ma non tutto ciò che riluce è oro. E’ necessario non dimenticare che i famosi 500 con i quali si trova ad avere a che fare sono quel gruppo di persone che con un governo ombra governano l’America ed il mondo intero. Dalla serie “illuminati a tutta birra”. Ovviamente il gioco e la piacevolezza dell’intero libro sono governate dal percorso di Mike, il quale non può non appassionare il lettore ( e la sottoscritta non ne è rimasta immune, N.d.R.): nato nei “bassifondi” con un padre delinquente, nonostante l’uscita dal fango, per sopravvivere, Mike è costretto a tornare a volare basso. Perché alla fine, è il suo nuovo ruolo “onesto” a richiederlo.

Non voglio svelarvi molto perché è un volume degno di essere letto. Se avete voglia di un thriller, dedicatevi a  lui: ha un buon ritmo, è scritto bene, ed è “complottistico” quanto basta.

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