Giorgio Faletti: come scrivo i miei libri

Tra i tanti eventi in programma alla manifestazione dedicata ai libri e alla lettura “Libri come” che si è svolta la scorsa settimana all’Auditorium di Roma, c’è stato l’incontro con Giorgio Faletti intitolato “Come scrivo i miei libri”. In occasione dell’incontro romano, Faletti ha confermato la sua natura poliedrica, intrattenendo il pubblico con battute e sketch comici.

Rispondendo in modo scherzoso ma pungente al critico Citati che aveva sostenuto che i best seller, come i libri di Faletti, appunto, non valgono nulla dal punto di vista letterario, lo scrittore ha iniziato il suo intervento per il nutrito pubblico di “Libri come” presso la Sala Sinopoli dell’Auditorium di Roma .

Giorgio Faletti ha confessato di non aver ancora capito come nascono i suoi libri e quindi ha cominciato dall’inizio della sua carriera, ripercorrendo gli esordi al Derby di Milano e la prima popolarità grazie al programma televisivo Drive In; lo scrittore rivela al pubblico la difficoltà di dover cercare sempre nuove idee per divertire il pubblico e di dover mantenere alta l’attenzione degli spettatori in poche battute, perché spiega, uno sketch comico si articola in “un inizio, una fine, e un’uscita quanto più spettacolare possibile”.

Poi arriva la musica: da porta strumenti non pagato di un gruppo musicale composto da alcuni amici, all’autore di tanti successi scritti per cantanti del calibro di Mina, Branduardi e Gigliola Cinquetti, senza dimenticare la fortunata canzone “Signor tenente” di cui è anche interprete. E qui Faletti spiega qual è la difficoltà dello scrivere canzoni: condensare emozioni, storie e stati d’animo in poche righe che vadano bene per essere cantate in quattro minuti, più o meno quanto dura una canzone.

Tra battute, gag, allusioni alla politica, immancabile una battuta sul Bunga Bunga, il racconto di un esilarante incontro con dei turisti olandesi e improbabili personaggi conosciuti durante la carriera, Faletti spiega di essere arrivato alla scrittura tramite dei racconti thriller poco fortunati, ma che gli hanno aperto le porte per la pubblicazione del suo primo romanzo “Io uccido”, scritto con consapevolezza per la prima metà e poi tutto d’un fiato per la seconda, ma che ha ottenuto un grande successo di vendite come solo le opere prime possono essere.

Faletti ha anche raccontato la genesi degli ultimi due romanzi “Appunti di un venditore di donne” e “Tre atti e due tempi”, nei quali, in un modo o nell’altro, ha inserito molto del proprio vissuto, tanto da considerarli quasi una sorta di resa dei conti. Lo scrittore spiega come una storia possa palesarsi all’improvviso, come nel caso di “Appunti di un venditore di donne”: il personaggio di Bravo esisteva già ma la storia gli è apparsa nella pausa durante la registrazione di un film.

Come scrive dunque i suoi romanzi Giorgio Faletti? Applicando, spiega lui stesso, la struttura imparata per la scrittura degli sketch comici, ai vari capitali: “un inizio, una un inizio, una fine, e un’uscita quanto più spettacolare possibile”, che induca il lettore ad aver voglia di andare avanti. E per finire Faletti dispensa un consiglio infallibile per verificare la validità di una propria opera, scrittoria o musicale: far ascoltare o leggere qualcosa a un amico; se questo dirà: “Bello. Dove andiamo stasera a mangiare la pizza?” vuol dire che non funziona, al contrario “Bello, hai altro da farmi leggere o ascoltare” significa che la propria opera è valida: parola di Giorgio Faletti.

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