Enrico Brizzi, tra letteratura e musica

Enrico Brizzi:  uno dei pochi scrittori under 40 del nostro paese ad aver rappresentato un fenomeno di costume ed un vero e proprio punto di partenza per gioventù più o meno agiate.

Uno scrittore che non si illudeva di poter rispondere alle domande generazionali, ma che un po’, attraverso i suoi racconti, i suoi romanzi ha fatto il pubnto di un intero malcontento, sviscerando con semplicità e una prosa decisamente accattivante, i problemi di un intera tribù di adolescenti stanchi.

Il suo esordio avviene con l’indimenticabile “Jack frusciante è uscito dal gruppo” un ritratto agrodolce della famiglia italiana degli anni 90, con i suoi vizi e le sue virtù, filtrata dal punto di vista di un adolescente come tanti, con tanto di rifinitura targata Doc Marten’s ma alla fine, sotto sotto, prigioniero della propria condizione adolescenziale, alla ricerca di una propria identità e lacerato dall’eterno conflitto che si instaura naturalmente: la voglia di essere diverso e contemporaneamente uguale agli altri per piacere.

Si è trattato del punto focale della narrativa di Brizzi, quella che complice una trasposizione cinematografica con protagonista un giovanissimo Stefano Accorsi, ha segnato un nuovo genere nella letteratura giovanile.

Una sorta di Andrea De Carlo rinnovato, e libero da consapevolezze. Perché è palese, le citazioni di Brizzi provenienti dallo stesso non fanno altro che sottolineare come Enrico possa essere, soprattutto per ciò che riguarda le prime opere,  considerato un erede di De Carlo, con in più una sorta di intenzionale multidisciplinarietà, dettata dalla vogli di Enrico Brizzi di mettersi completamente in gioco a livello artistico. Anche se, ad onor del vero, lo scrittore ha sempre identificato i suoi miti nel fumettista Andrea Pazienza e nello scrittore Pier Vittorio Tondelli.

Ecco quindi nascere racconti di antologia, graphic novel ed addirittura collaborazioni musicali di un certo spessore che lo vedono accompagnarsi a quel mercato artistico un po’ alternativo  e quasi anarchico della discografia indipendente, che sebbene di nicchia, rispecchia in maniera sostanziale ciò che Enrico Brizzi è: un tipo fuori dagli schemi.

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