La casa del tempo sospeso, recensione

casa tempo sospeso salaniLa casa del tempo sospeso, come vi avevo anticipato e ora confermo, è uno di quei libri da conservare nella propria biblioteca. Il romanzo di Mariam Petrosjan pur essendo poderoso, supera le ottocento pagine, si fa leggere e potrei dire che questo è un problema quando non si ha il tempo per farlo.

Sin dalle prime righe, la storia di Fumatore e degli altri abitanti della casa vi incuriosirà. Devo però avvisarvi che quando ne parlo come un romanzo di formazione, non dovete aspettarvi di leggere le storie di uno scanzonato giovane Holden.

In effetti dovete avere, oserei dire, un cuore saldo per leggere le avventure di questi bambini e ragazzi fuori dalla norma.

Chiamarli disabili, però, sarebbe un errore e sminuirebbe completamente la portata del racconto. L’effetto che ci fanno le caratteristiche di ognuno dei personaggi è lo stesso, anche se declinato in toni cupi, che ci offrono i moderni racconti sui mutanti, persone la cui diversità può essere trasformata in un pericoloso, per se stessi e per gli altri, punto di forza.

Il romanzo di Mariam Petrosjan affascina il lettore come il pifferaio magico con i topolini. La seguiamo, mentre attraverso dettagli apparentemente banali o commenti innocui ci fa entrare nel passato e nel presente di tutti i suoi personaggi. Poi all’improvviso, quando ci sembra di aver capito tutto, con una frase o un particolare ci sprofonda ancora di più nel dolore, nell’esistenza, nei sogni di ogni abitante della casa.

Le sensazioni che ho provato leggendo La casa del tempo sospeso sono le stesse di quando ho letto, a suo tempo, Il signore delle mosche di William Golding e di quando ho visto Freaks di Tom Browning del lontano 1932. La differenza sta nella possibilità di scelta che Mariam Petrosjan offre ai suoi personaggi. Scelta di crescere o meno, scelta di percepirsi a vita abitanti della casa o esseri umani come tutti gli altri. Una scelta che, fatte le dovute differenze, riguarda in qualche modo tutti noi.

[…] Uno non può continuamente dire addio a tutto quello che gli sta intorno. Svegliandosi e addormentandosi, e persino nel sonno. A ogni persona, oggetto e odore. E’ impossibile. Un bel giorno ne sei talmente stanco che smetti di sentire qualsiasi cosa. E a un tratto, come se non bastasse, resti senza protesi. Dici loro addio solennemente e capisci che ne hai abbastanza. Che è giunta l’ora di cominciare a dare il benvenuto almeno a qualcosa.

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