Anche i libri attentano alla vita del congiuntivo?

È un vero peccato, sembra che anche i traduttori di libri stiano man mano perdendo l’uso del congiuntivo. Quella che sembrava essere una “piaga” della lingua parlata sta sempre più velocemente prendendo piede anche in quella scritta.

Cosa avrà mai fatto di male il congiuntivo per essere così messo al bando più o meno volontariamente da coloro che si occupano di letteratura e affini? E non parliamo di Totò in uno dei suoi film più belli alle prese con la scrittura di una lettera.

Non si tratta di pignoleria, davvero pochi di noi sono usciti effettivamente dall’accademia della crusca della italiana, ma dell’ennesimo esempio di come con un allentarsi dei costumi a livello sociale e la proposizione di esempi sbagliati a livello linguistico ci si stia avvicinando verso un decadimento della nostra lingua.

Gli attacchi di “esterofilia” che vedono il nostro vocabolario accrescere se stesso attraverso l’appropriazione di termini relativi a lingue straniere rappresentano niente, se messi a confronto con il continuo stillicidio che noi stessi facciamo rovinando in maniera continua e indelicata la nostra lingua.

Si potrebbe dare la colpa al dialetto: non di rado questo problema è riscontrabile nelle zone più distaccate dai grandi centri metropolitani, ma anche questo non basta a spiegare il perché il congiuntivo stia man mano sparendo dal nostro linguaggio. Essenzialmente, a mia opinione, si tratta di un problema di ignoranza. Questo perché tale comportamento è riscontrabile in special modo nei ragazzi che ancora frequentano la scuola ed in tutte le persone che nella loro vita hanno difficilmente tenuto un libro in mano che non fosse stato un manuale di istruzioni di un elettrodomestico.

Il “Mi dichi” di Paolo villaggio rischia di non essere più semplicemente una battuta che ci fa ridere, ma come lo stesso ha evidenziato nel suo ultimo e omonimo libro un vero e proprio problema della nostra lingua. Ovviamente questa “tragedia” appare amplificata quando tale eventualità si verifica all’interno di un libro scritto, sia esso di narrativa saggistica, che si presume rappresenti “la perfezione”. Possibile che ci si debba rassegnare a veder scomparire il congiuntivo?

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