Scrittori, le saghe portano fortuna?

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Le saghe fanno davvero la fortuna degli scrittori? Concedetemi di dirlo, ma dopo la recente esperienza di J.K. Rowling, non ne sono più sicura come un tempo. E’ indubbio che abbiano portato all’autrice fama e potere. Ma cosa fare se in qualche modo si perde credibilità e la carriera ne risulta compromessa?

Parliamoci chiaro, J.K. Rowling ha di che vivere lei ed almeno 5 generazioni della sua famiglia nel lusso più sfrenato, ma concentriamoci sull’ego, sulla capacità propria dello scrittore. Le considerazioni di Michiko Kakutani le abbiamo viste tutti. La situazione non è delle più rosee e sebbene le vendite vadano bene, le critiche negative sono state molte. E’ vero che le recensioni sono una materia essenzialmente soggettiva, ma la questione inizia a farsi pesante.  Non per tutti è così. Prendete Stephenie Meyer.

Dando sfogo alla sua creatività ed alla sua passione per le creature non umane ha dato vita al primo volume di una nuova saga: “L’Ospite”. Sarà lo scenario fantasy, sarà che il suo stile è rimasto pressoché invariato, ma il libro, sebbene non pubblicizzato ai livelli di Twilight editorialmente parlando, può già contare su un film in prossima uscita. E questo perché non si è “distaccata” troppo dall’ambito affrontato.  Certo, per ciò che riguarda J.K. Rowling la narrativa sociale è forse troppo distante dal mondo della magia, ma può rimanere attaccata a tali temi tutta la vita perché associata agli stessi? Non è valido per un attore, figurarsi per una scrittrice.

Altro caso che mi è venuto in mente perché da me amato è Stephen King e la sua Torre nera.  In quel caso la saga è stato il completamento, il brodo di coltura di tutte le sue opere… rimanere bloccato dopo la stessa era pressoché impossibile sebbene per molti fan, me compresa, il raggiungimento di quell’apice ha rappresentato l’eccellenza difficile da superare.

E voi cosa pensate? Le saghe sono sempre positive per un autore?

Photo Credit | Getty Images

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