Recensione di Io che amo solo te, di Luca Bianchini

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Luca Bianchini non è un novellino. Ed in “Io che amo solo te“, questo si vede. E in modo preponderante. Non stupisce quindi che “Io che amo solo te” sia tra i libri più venduti qui nel nostro paese. Quando ad una bella storia si sa unire quel giusto pizzico di ironia a condire il tutto, il risultato non può essere altro che positivo.

Le “saghe famigliari” mi piacciono e questo libro in buona parte rientra secondo la sottoscritta nel cliché. Questo fattore non lo “deprezza” in qualità però.  Onestamente? Luca Bianchini è forse colui dal quale di più accetterei consigli per diventare scrittore, perché è in grado, o almeno lo è stato con questo romanzo, di divertire e far riflettere. E davvero non si può chiedere di più da un volume da leggere per evasione. Anche se parla di un matrimonio. La location pugliese poi, è un colpo di genio, davvero. Unico problema? Se devo essere sincera l’esagerata presenza di puntini di sospensione nei dialoghi. Ogni tanto danno modo di prendere un respiro mentre si legge, aiutano a far comprendere gli stati d’animo, ma devo ammettere che in questo caso il loro utilizzo l’ho trovato eccessivo in alcuni punti.

Per ciò che concerne i personaggi, bisogna togliersi tanto di cappello. Sebbene qualche figura rispetto ad altre sia rimasta un po’ nascosta, lo scrittore ha fatto davvero un ottimo lavoro nel caratterizzare i nostri compagni di viaggio. Perchè intendiamoci, nel momento in cui inizierete quel libro verrete totalmente catturati dalle storia. L’arco temporale della storia è di circa due giorni e mezzo e vi sembrerà di viverlo tutto completamente.

Ricapitolando: “Io che amo solo te” è una lettura piacevole. E Luca Bianchini dimostra tutta la sua capacità di scrittore in questo romanzo. A tal punto che non vi negherò la mia intenzione di dare uno sguardo anche alle opere passate.

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