Il Metodo Catalanotti di Andrea Camilleri: recensione

Estate e alte temperature, che ci si trovi in spiaggia o meno urlano Andrea Camilleri e Montalbano nella mente di tutti: e la nuova avventura chiamata “Il Metodo Catalanotti” di certo si adatta perfettamente ad essere una lettura da spiaggia.

Ed in fin dei conti cosa vi è di meglio di una nuova avventura del commissario Montalbano? In questo caso il mondo che viene “sconvolto” è quello del teatro, anche se tutto inizia con un scorribanda amorosa di Mimì finita male. Senza anticipare tantissimo della trama è palese che realtà e finzione in questo libro si mescolano per rendere davvero i lettori degli spettatori affezionati ed attenti utilizzando degli strumenti che vanno a segno. E come potrebbe essere altrimenti con Andrea Camilleri e la sua penna? Difficilmente l’autore delude.

Carmelo Catalanotti è in questo romanzo una vittima dai connotati oscuri e ambigui essendo un regista “sperimentatore” di un metodo di recitazione molto personale che punta al “similvero” e questo aiuta nella lettura de “Il Metodo Catalanotti” se si dovessero avere problemi con la leggera prevedibilità dello svolgersi della lettura, insieme al fatto che in qualche modo questa sembri essere l’avventura di Salvo Montalbano più introspettiva tra quelle che fanno parte della serie dello scrittore. Il nostro personaggio preferito appare dannatamente umano come mai era stato e questo, alla fine, non ci dispiace affatto perché ci dà modo di affezionarci a lui ancora un poco, lasciandoci una sensazione agrodolce giunti alla parola fine del volume. Facendoci quasi credere che il Metodo Catalanotti, possa essere applicato anche nella realtà.

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