Andrea Camilleri e il suo commissario Montalbano sono qualcosa di cui sono diventata dipendente in qualche modo. Ecco quindi che la lettura de “L’altro capo del filo” è arrivata come una boccata di aria fresca in una giornata calda e umida.
Con certi personaggi, se si è abituati allo stile dello scrittore e lo si ama, la soddisfazione nella lettura si pone a buoni livelli praticamente in automatico. Se come in questo caso poi Andrea Camilleri con il suo “L’altro capo del filo” riesce ad unire due storie in una con maestria, è senza dubbio un valore aggiunto al quale abbandonarsi. In questo caso nella assolata e indaffarata Vigata si vengono a “scontrare” contemporaneamente il recupero di alcuni migranti che tentavano di raggiungere l’Italia e l”omicidio brutale di una donna benvoluta in paese. In questo caso Montalbano si trova a partire praticamente dal nulla nelle sue indagini ed è emozionante vedere il susseguirsi di eventi sulla carta stampata.
Va sottolineato, sono davvero molto poche le pecche riscontrabili nei romanzi di Andrea Camilleri e quando si tratta di Montalbano e delle sue storie si tende a far passare in sordina anche le cose poco piacevoli. Non è il caso di questo libro, interessante dalla prima all’ultima pagina. La prosa dello scrittore, a prescindere dal suo grado di espressione dialettale è sempre in grado di intrattenere. E con “L’altro capo del filo” chi cerca la qualità tipica di questa serie di romanzi può essere certo di trovarla. E’ un libro consigliato, anche come semplice lettura estiva.