A bocce ferme di Marco Malvaldi, recensione

Va ammesso: ci voleva proprio un nuovo libro di Marco Malvaldi ed  “A bocce ferme” in qualche modo riesce a sopire quella sete di “BarLume” che si aveva da un po’ di tempo. E’ inutile girarci intorno: ci sono delle idee che sono vincenti e basta.

E questa serie di Marco Malvaldi lo è e non solo perché si è riusciti a trasformarla in un ottimo prodotto televisivo: il suo modo di scrivere e caratterizzare i personaggi rendono la lettura dei suoi romanzi facile da gestire a qualsiasi età. In questo libro  i vecchietti ai quali siamo tanto affezionati focalizzano la loro attenzione su un vecchio omicidio mai risolto, avvenuto  nel 1968 che torna in auge per una questione di eredità. Una questione intricata che merita di essere goduta attraverso gli occhi dei nostri protagonisti, come al solito. E assaggiata a piccole dosi per non far finire subito il piacere della lettura.

Insomma, se ci si aspetta la classica qualità di Marco Malvaldi nel leggere “A bocce ferme” si è fatto jackpot perché il romanzo, come tutti gli altri della serie merita e non poco. Si tratta di un libro adatto a tutti, lo ripetiamo ed ancor di più a chi ama i gialli ma non vuole leggere testi pesanti  e storie poco comprensibili. L’autore dice che la sua fortuna è stato Andrea Camilleri che ha spianato la strada a “uno o due giovani” che possono tentare di essere suoi umili discepoli. Noi sosteniamo che il Malvaldi merita a pieno quel che ha raggiunto.

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