Libri cult: ma quanti sono ?

quaderno con scritta cult

Spesso leggo al volo le news delle case editrici. Cerco immediatamente la sintesi della trama e qualche notizia sull’autore. Un po’ come quando in libreria prendo un volume e mi fiondo subito sulla quarta di copertina. Ora, magari voi non lo sapevate, ma dopo gli anni dei best sellers ora è la stagione dei cult, che corrisponde a quella dei must, ben noti a chi deve rifarsi il guardaroba.

Se siete appassionati della nota trasmissione Cult Book, probabilmente, come è accaduto a me, pensate che un cult book sia un romanzo che ha appassionato almeno un paio di generazioni o che ha tracciato una linea ben precisa tra un prima e un dopo quel dato genere di racconto o di argomento trattato.

Parliamo di libri che una volta letti ti lasciano diverso, con un pugno di nuove domande tra le mani e con uno sguardo diverso su quel mondo, quelle persone, quella sfera di emozioni e pensieri che fino a quel momento non avevi mai considerato.

Dimenticate tutto questo. I nuovi cult book non hanno a che fare con la qualità dello scritto, l’originalità della trama o la sottigliezza del pensiero. Piuttosto sono legati a quello che si chiama un successo di pubblico.

D’accordo, ma di quale pubblico stiamo parlando? Si può definire cult book l’ennesimo romanzo sui vampiri? L’ennesimo legal thriller condito da autopsie dettagliate? Molti di questi libri di culto stanno in realtà avendo il loro personalissimo accesso ai famosi 15 minuti di visibilità. Poi svaniranno nel nulla. Un po’ come il vitello d’oro.

Non senza aver fatto i loro danni naturalmente, come ha sostenuto (credo un po’ di tempo fa) Renato Di Lorenzo

Esiste un teorema in economia, col quale non vi annoio, ma che suona così: la cattiva moneta scaccia quella buona. Così è per la letteratura: la non-letteratura scaccia quella buona e il gusto del pubblico si adegua al livello più basso.
Però tutti noi abbiamo un’arma: ogni volta che vediamo un libro presentato in tv in una trasmissione che si è specializzata nel presentare libri, per partito preso non dobbiamo comperare quel libro e dobbiamo consigliare a chiunque ci capiti di non comperarlo, a costo di sbagliare. Così: per affermare la nostra libertà, una volta tanto.

A me sembra una presa di posizione un po’ forte, per certi versi. Voi che ne pensate?

Foto | gwire su Flickr

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