Intervista a Zachar Prilepin

zachar prilepin

Di letteratura russa contemporanea si parla sempre troppo poco, eppure le traduzioni in italiano ci sono eccome. Purtroppo nell’immaginario collettivo ai termini “letteratura russa” vengono associati quasi sempre solo i classici come Dostoevskij e Tolstoj. In realtà, la produzione letteraria russa odierna è molto fiorente e vanta autori che offrono, con le loro opere, spaccati contemporanei di una nazione che vale la pena conoscere al di fuori dei luoghi comuni.

Uno dei giovani autori russi contemporanei che ha varcato i confini della Federazione e che è conosciuto in Europa e anche in Italia è Zachar Prilepin, autore di best sellers del calibro di “Patologie”, “Sank’ja” e l’ultimo uscito in Italia “Il peccato”, tutti editi da Voland.

Zachar Prilepin, classe 1975, nato a Nižnij Novgorod, è scrittore, giornalista e redattore di successo; è stato soldato nella guerra in Cecenia dal 1996 al 1999, dove ha combattuto nell’Omon, la divisione dei corpi speciali russi. Oltre che per i suoi libri e i suoi scritti giornalistici, Prilepin è famoso anche per essere uno dei più ferventi oppositori del Presidente russo Vladimir Putin.

In occasione del Festival dell’Arte russa che si sta svolgendo in questi giorni a Roma e della kermesse dedicata alla piccola e media editoria Più Libri Più Liberi 2012, Prilepin è in Italia per presentare il romanzo “Il peccato”, che nel 2011 gli è valso il riconoscimento del Super National Bestseller Arward come miglior libro degli ultimi dieci anni in Russia.

Noi di Libri e Bit l’abbiamo incontrato e gli abbiamo fatto qualche domanda.

Zachar Prilepin, lei ha vinto il premio Super National Bestseller Arward con il libro “Il

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peccato”, forse perché siamo tutti un po’ peccatori?

Sicuramente lo siamo. Comunque ho scelto questo titolo perché quello del peccato è un tema ricorrente sia per la società che per gli individui e, anche per la letteratura: il peccato potrebbe essere il titolo di molti libri, come ad esempio “Il nome della Rosa” o “Anna Karenina”; solo per citarne un paio.

A proposito di letteratura italiana, sappiamo che lei ama le opere di Alessandro Baricco e di Niccolò Ammaniti.

Sì è vero, leggo Baricco e amo molto Baricco che, non a caso, viene spesso associato ai miei libri. Di Ammaniti mi piace il fatto che è uno scrittore sociale: quando leggo i suoi libri ho chiaramente la sensazione della società italiana.

Volendo nominare altri autori, quali citerebbe?

Sicuramente Umberto Eco, Alberto Moravia e Pier Paolo Pasolini, del quale amo molto la personalità.

Qual è il suo rapporto con i grandi classici della letteratura russa?

Di profondo rispetto e ammirazione, ovviamente con le mie preferenze; ad esempio, tra Dostoevskij e Tolstoj scelgo Tolstoj, tra Puškin e Lermontov, preferisco Lermontov, ma naturalmente riconosco la genialità di Puškin.

Si dice, sempre più spesso, che il libro cartaceo scomparirà a favore degli e-book, lei cosa ne pensa?

Non credo che il libro cartaceo scomparirà, almeno non prima di mezzo secolo; in Russia il mercato del libro va bene, vengono aperti nuove librerie, e non intendo, piccoli spazi o corner all’interno di altri negozi, ma librerie vere e proprie, quindi, penso che la fine del libro tradizionale sia ancora lontana.

Si prospetta, quindi, un futuro luminoso per la letteratura in Russia?

Certo, sempre se potremo continuare scrivere in russo.

 

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