Presentazione di Cani randagi, di Roberto Paterlini

Cani randagi, Roberto PaterliniCani randagi è un romanzo in cui la storia civile si intreccia al mistero e all’amicizia di due giovani ragazzi che, ritrovando un vecchio cimelio, inizieranno un’avventura avvincente. Questa darà vita a tre vicende collegate tra loro che il lettore potrà seguire da vicino scoprendo aspetti e sfaccettature letterarie e storiche di ogni faccia della storia, come una scatola cinese in cui ogni singolo elemento svelerà un aspetto diverso e importante. Il romanzo, scritto da Roberto Paterlini, è uscito qualche giorno fa (lo scorso 4 dicembre 2012) dall’editore Rai Eri.

Ecco la presentazione del romanzo Cani randagi, di Roberto Paterlini:

Una mattina di fine estate, Federico e Giacomo trovano sul fondo di un comodino una vecchia audiocassetta risalente alla metà degli anni ’80. Sul nastro è incisa l’intervista che in quel periodo lo zio di Giacomo, Francesco, giornalista del Messaggero fece ad un anziano signore, Luigi de Lorenzi per una ricerca storica dedicata all’omosessualità durante il fascismo. Il signor de Lorenzi, uomo mite, di grande umanità, in quanto omosessuale è un testimone diretto della terribile esperienza di confino cui furono condannati negli anni 30 coloro che venivano considerati diversi. A partire dall’audiocassetta, la narrazione si divide in tre vicende collegate ed intrecciate attraverso dei legami di parentela. La prima storia è proprio quella di Luigi de Lorenzi nella Sicilia degli anni ’30 ed apre con note dolenti uno spaccato su quel mondo e sulla emarginazione e le umiliazioni subite dai “diversi” confinati alle Tremiti. Il racconto rivela l’umanità e l’alleanza che si stabilì tra quel gruppo di disperati al confino. Al racconto di de Lorenzi s’intreccia quello della disperazione di Francesco che proprio durante il breve periodo trascorso a Catania per registrare viene scosso dalla notizia che il virus più temuto degli anni 80, l’Aids, ha colpito qualcuno a lui molto caro. Sembra che l’accanimento contro la diversità abbia preso nuove forme, ancora più subdole. Infine, ai giorni nostri, Giacomo, nipote di Francesco, nel venire a conoscenza delle storie intrecciate dello zio e dell’anziano Luigi de Lorenzi, si rispecchia in quelle storie, nella loro ricchezza affettiva, e viene assalito dal timore di essere ormai divenuto incapace di amare. Si chiede ossessivamente, riferendosi alla storia difficile che sta vivendo, se la fedeltà sia la malta di ogni rapporto d’amore o se sia possibile accettare l’altro fino al punto di non limitarne la libertà.

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