Intervista ad Alice Reina delle Edizioni Puck

Alice ReinaLa narrazione si fa digitale e assume nuove sfumature e anche nuovi compiti. Dopo aver curiosato nel progetto #Twitscript, di cui ho intervistato l’autrice, Silvia Storelli, mi sono imbattuta nelle Edizioni Puck, che si rivolgono alle famiglie come anche alle aziende.

Per saperne di più ho intervistato una delle persone che hanno sviluppato il progetto, Alice Reina (che per non farsi mancare niente è attrice, storyteller e Theatre trainer).

L&B: Come è nato il progetto Puck e quante persone vi collaborano?
A. R.: Le EdizioniPuck sono nate anni fa: era infatti mia abitudine scrivere dei piccoli pezzi, delle “zirudelle” in occasione di compleanni di amici e parenti. Ad inizio 2012, in collaborazione con Leonardo Ronzi abbiamo avviato il progetto, ampliandolo a narrazioni video o, appunto, video storytelling.

L&B:: Come mai avete scelto il nome di un personaggio così particolare (è un personaggio di Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare)?
A. R.: Puck ha un significato molto importante per me: è proprio vedendo il Sogno che, all’età di sei anni, sono stata folgorata e ho deciso che quello sarebbe stato il mio mestiere: raccontare storie. Puck rappresenta lo spirito giocoso dell’infanzia, il narratore di mondi incantati, il tramite tra il reale e l’immaginario. Oltre ad un valore affettivo, ci è sembrato appropriato scegliere un personaggio “favolistico” come emblema di un’attività di narrazione.

L&B:: La scrittura su commissione si sostituisce in qualche modo a quella che una volta era la tradizione orale?
A. R.: Potremmo chiamarla una “evoluzione 2.0”. La raccolta delle storie avviene sempre in forma orale: attraverso delle interviste colloquiali raccogliamo le informazioni e le storie che i committenti vogliono raccontare, per poi assemblarle in una narrazione scritta o video.

L&B:: Come vi avvicinate alla storia di una famiglia? E’ un momento delicato? Riscontrate entusiasmo in chi deve raccontare?
A. R.: La prima chiacchierata è informale e senza l’ausilio di telecamere o domande fisse, ci serve per farci un’idea di cosa si vuole raccontare e a chi e per cosa è rivolta la narrazione (matrimonio, anniversario, compleanno, etc). In base alle prime informazioni intessiamo un canovaccio che approfondiamo ed integriamo con gli interventi dei vari interpreti.
Tendiamo a lasciare la libertà di racconto ai vari narratori: noi facciamo da guida, ma è la Storia che prende forma e decide che strada prendere.
Di solito le persone sono un pò titubanti all’inizio, ma quando le si lascia raccontare, il racconto prende il sopravvento.

L&B:: In che modalità la narrate: romanzo, saggio, monologo?
A. R.: Ci sono due categorie principali: la forma scritta e quella video.
Per quanto riguarda la forma scritta, proponiamo una narrazione sotto forma di racconto, novella, quotidiano, a seconda dell’occasione per cui la storia viene raccontata. A volte inseriamo anche delle foto, delle immagini o disegni per rendere più completa la lettura.
Per quanto riguarda il video racconto, partiamo sempre da un incontro conoscitivo, poi raccogliamo interviste video e fotografie, immagini o disegni che montiamo in una narrazione video.

L&B:: Spostiamoci adesso nel campo commerciale: come può la narrazione dare visibilità ad un’azienda?
A. R.: La narrazione è un modo di comunicare più approfondito rispetto al marketing pubblicitario tradizionale. In un contesto di storytelling l’azienda racconta se stessa in primis al suo interno, raccogliendo le istanze dei protagonisti della vita lavorativa. E’ un modo per farsi conoscere “mettendoci la faccia” ed in maniera più informale e colloquiale, diretta. Il nostro lavoro consiste nel cogliere quegli elementi distintivi di un’attività commerciale, spogliarli della sovrastruttura mediatica e riportare l’attenzione sul racconto del quotidiano: dietro un prodotto ci sono persone ed è su di loro che ci concentriamo per raccontare come nasce il prodotto stesso.

L&B:: In base alla tua esperienza, la rete sta modificando i modi e la qualità della scrittura?
A. R.: Ritengo di sì. Ci sono sicuramente degli aspetti positivi, come l’accesso diretto ed immediato a informazioni e storie. E’ altresì importante, dal mio punto di vista, non dimenticarsi che una storia ha un suo tempo per poter essere raccontata, ascoltata ed elaborata, ed a volte la velocità del web va a discapito della qualità dei contenuti e del necessario tempo per assimilarli e farli propri.

L&B:: Hai un eReader o sei ancora scettica nei confronti degli eBook?
A. R.: Sono sprovvista di eReader o tablet. Credo che presto colmerò questa “lacuna”, se non altro per placare il demone da dipendenza Apple…Fino a poco tempo fa ero molto scettica riguardo agli eBook: mi piace sfogliare un libro, sentire il rumore delle pagine, il profumo della carta: Guerra e Pace preferisco leggerlo in formato cartaceo. Sono propensa a leggere alcuni tipi di libri in formato elettronico come la saggistica o testi “tecnici” con magari contenuti multimediali. Non credo comunque che l’eBook escluda il libro o viceversa.

L&B:: Ci consigli tre libri?
A. R.: Solo tre? Comincio da uno degli ultimi che ho letto che mi è piaciuto moltissimo: ” Ave Mary – E la Chiesa inventò la donna” di Michela Murgia; l’opera omnia di Shakespeare, pezzo forte della mia libreria, che ho anche in formato elettronico sull’iPhone – in lingua originale – e che porto sempre con me: un sonetto o una battuta di Benedetto fanno bene all’animo; “Cent’anni di solitudine” di G.G. Marquez. Faccio fatica a tenere fuori da questa lista “Veronica decide di morire” di Cohelo; la mia sezione fiabe dai fratelli Griimm a Rodari e Calvino…

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