Giovanni Allevi: in uscita “Classico ribelle” il suo terzo libro

Esistono degli artisti a tutto tondo. Ed a prescindere dal fatto che ci piaccia o meno Giovanni Allevi è uno di loro. C’è chi lo definisce il “Moccia della musica”. Ma quel che rimane, una volta sopite le polemiche, è che non solo questo ragazzo è un pianista apprezzato a livello internazionale, ma è anche uno scrittore giunto al suo terzo libro: “Classico Ribelle”. Un’opera sulla musica che viene ad aggiungersi ai suoi best sellers “La musica in testa” ed “In viaggio con la Strega”.

Un libro nel quale l’autore, divenuto padre da poco più di un anno e mezzo, raccoglie i suoi pensieri sulla musica classica contemporanea e contemporaneamente quel suo (ed anche di altri?) staccarsi dai canoni dei grandi musicisti del passato. Nel corso di una intervista all’Ansa, l’artista cerca di chiarire ciò che ha voluto inserire in “Classico Ribelle”: una sorta di denuncia della casta.

In Classico Ribelle emerge una casta, un modo di pensare rivolto al passato, e la figura di un ribelle, che sarei io, che vuole affermare con gioia ed entusiasmo il presente.

E spiega da cosa nasce tutto ciò:

Primo, bisogna venire da quel mondo accademico. Loro sanno cosa sto facendo, per questo hanno . E poi il coraggio di commettere un parricidio intellettuale nei confronti dei grandi del passato. Va bene Mozart, ma non restiamo incantati di fronte alla sua magnificenza, e incapaci così di scrivere qualcosa di nuovo.

Nel libro, sebbene a prevalere sia ovviamente il punto di vista del musicista-scrittore nei confronti del suo mondo, non mancano piccoli aneddoti relativi alla sua vita ed al modo nel quale anche i giovani studenti di conservatorio di Milano non riescano a scendere a patti con una visione nuova della musica.

Racconta Giovanni Allevi:

Lo racconto nel libro: ero andato in biblioteca a cercare uno spartito, quando questi ragazzi mi hanno urlato “vattene, vergognati”… All’inizio ero intimorito, poi mi è salita dentro un rabbia tremenda e ho fatto le mie riflessioni: di cosa mi devo vergognare? Questo attacco attesta il mio coraggio? Ma quando sono uscito per dirglielo, non c’era più nessuno, erano tutti andati al solfeggio…

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