In libreria David Grossman con “Caduto fuori dal tempo”

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Se si è alla ricerca di un’opera intimista, che scavi a fondo dell’animo umano ed anche del suo dolore, sicuramente “Caduto fuori dal tempo” di David Grossman è il libro adatto. Forse non facile da comprendere per la sua “prosa” davvero inusuale, ma sentito e denso di emozioni tragiche: quelle che si provano quando da genitori si perde un figlio.

Presentandolo sul quotidiano “La Stampa”, Elena Loewenthal, racconta di come nella lingua ebraica, rispetto all’italiano, esista una parola ben precisa per indicare la situazione particolare di lutto che riguarda la persona che perde il proprio figlio. Parla di una parola “inequivocabile” dotata di un senso assoluto. Ed è questa parola che viene espressa nel libro. E’ un discorso toccante, anche per chi di figli non ne ha avuti e non è mai stato genitore. Sono tante voci che si confrontano e si rincorrono nell’opera, a creare un quadro totale, ampio e comprensibile per il lettore, sebbene nel modo più triste. Il volume, edito dalla Mondadori, non è un romanzo vero e proprio, ma non è neanche un poema, né una sceneggiatura. Dopo averci pensato un po’ si scopre che un genere si fonde nell’altro rendendo impossibile una definizione univoca. Un fattore che concorre a far vivere come intensa e profonda la sua lettura.

Ogni personaggio rappresenta una storia, una “tipologia” di genitore costretto a vivere con l’anima oppressa dalla più triste delle condizioni. Non dobbiamo dimenticare che David Grossman nel 2006 perse un figlio in Libano. Questo dolore di cui parla, è quindi il suo dolore. E come tanti altri genitori in questo mondo ha dovuto e dove combattere contro quella sensazione continua di trovarsi sul filo emotivo tra la vita e la morte. Un libro da leggere coscienti del tema.  E della grandiosità dell’autore, che in qualche modo aiuta ad aprire gli occhi su un tema così particolare.

Photo Credit | Getty Images

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