Cuore nascosto di Ferzan Ozpetek, recensione

Cuore Nascosto di Ferzan Ozpetek è una bella sorpresa. Soprattutto per chi è innamorato delle opere del regista ma non si è mai spinto nell’entrare in contatto con il suo essere scrittore.

Cuore nascosto e la passione per il cinema su carta

Avere per le mani un romanzo come Cuore Nascosto di Ferzan Ozpetek, a prescindere da tutto, ti porta un po’ a pensare che se il regista si sente romano di adozione, fa bene. Perché quella famigliarità con certi luoghi e certi modi di essere la ritrovi in questo artista. E anche nei suoi libri e non solo nei suoi film.

Se c’è una cosa della quale ci siamo resi conto con Cuore Nascosto di Ferzan Ozpetek è che il periodo storico degli anni ’70 in particolare davvero è rimasto impresso nel cuore del regista. E che l’arte cinematografica è davvero il fulcro del suo essere. Anche quando decide di scrivere.

Con Cuore Nascosto ci troviamo sul finire degli anni ’70 e conosciamo una bambina di sei anni, Alice, che fa la conoscenza di “Zia Irene“. Una figura molto particolare che quando la piccola crescerà rappresenterà la chiave capace di aprirgli la strada del futuro e della conoscenza di s stessa. È impossibile dire molto di più cercando di evitare di fare spoiler. Ma possiamo dire senza aver paura di sbagliare che abbiamo tra le mani un libro che è quasi un film del regista.

Cenni autobiografici nel romanzo

Perché è evidente che Ferzan Ozpetek abbia messo all’interno di questo libro piccoli pezzi della sua anima. Lo fa sempre nei suoi film, gli spunti autobiografici non mancano. E soprattutto dopo l’uscita di Nuovo Olimpo, la sua opera forse più autobiografica di tutte (film con Damiano Gavino e Andrea di Luigi nonché una spettacolare Luisa Ranieri) è impossibile non ritrovare elementi fondamentali della sua narrazione. Come la presenta per l’appunto della passione per il cinema, una casa piena di memorie, un amore molto forte poi negato.

L’aver scelto un titolo come Cuore nascosto è emblematico e lapalissiano allo stesso tempo.  Ci troviamo  davanti a un romanzo di formazione. E ancora una volta all’affronto di un tema caro al regista: il dolore della perdita.  Ecco quindi che davanti a noi si dipana la Roma del 1990 con tutto ciò che questa comporta. Soprattutto per quel che riguarda la società. Ma attenzione: le sorprese anche qui sono dietro l’angolo. È un libro che vi consigliamo? Senza dubbio. A prescindere che possa o meno piacere lo stile narrativo di Ferzan Ozpetek.

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