Un po’ di follia in primavera di Alessia Gazzola, recensione

Un po’ di follia in primavera” di Alessia Gazzola riporta davanti al lettore quel personaggio tanto particolare che è Alice Allevi. E se anche non si amano particolarmente i gialli, la sola protagonista rende il viaggio attraverso le pagine degno di essere vissuto.

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Non è una novità: quasi creato ad immagine e somiglianza dell’autrice, questa ragazza ha dimostrato già in altre storie di essere un valido elemento. E questo è assodato sia all’interno della trama in cui viene inserita, sia in generale come creazione. Da cosa dipende questo? E’ presto detto: dal fatto che immedesimarsi nella ragazza non è difficile. Essa potrebbe essere una qualsiasi donna moderna, alle prese con una vita non sempre perfetta. In questo caso si ha un morto illustre, almeno dal punto di vista di Alice: si tratta di Ruggero D’Armento, uno psichiatra di cui la giovane ha seguito corsi e seminari negli anni degli studi. Cosa è successo al luminare?

La specializzanda in medicina legale si sa, è molto pasticciona ma al contempo davvero brava a fare investigazioni. Ed il commissionario che ne sfrutta le doti, questo lo sa. Ed anche questa volta la ragazza non si limita nel voler dare una mano. La sua vita sentimentale? Sempre complicata. In questo caso sono due le strade tra le quali deve scegliere. Nessun anticipo in tal senso ovviamente ma una piccola critica. Forse un finale meno “aperto” in “Un po’ di follia in primavera” di Alessia Gazzola ci sarebbe stato meglio. Anche se non è difficile comprendere il perché di questa scelta.

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