Momenti di trascurabile felicità, la recensione

Momenti di trascurabile felicità è l’ultimo romanzo di Francesco Piccolo, un taccuino che racchiude in poco più di cento pagine, i momenti di felicità che tutti ogni giorno viviamo e che lasciamo sfumare via, sottovalutando l’importanza e le sensazioni che tante piccole gioie ci regalano giorno per giorno, ma non solo. La lettura del piccolo taccuino dei momenti di felicità è breve e godibile e che, durante il tragitto, ci renderà partecipi spettatori di attimi che anche noi stessi abbiamo vissuto molte volte e dei quali abbiamo goduto come fugaci istanti di felicità, come le emozioni che si provano leggendo “La prima e l’ultima pagina di un libro” o l’attesa dal fioraio, “un luogo dove ci si annoia più di ogni altro” e dove, al tempo stesso, l’autore spiega di aver “pensato a molti momenti di trascurabile felicità”.


Il manuale si presenta anche come come un riassunto, intervallato da alcuni aneddoti dello scrittore, delle manie del protagonista, vizi e limiti che l’uomo presenta al lettore senza pudore né vergogna. Un esempio? I molti momenti trascorsi sull’autobus: “Mi precipito sul sedile vuoto […] e per tutto il periodo sono capace di guardare sempre fuori, […] pur di non incrociare sguardi che potrebbero pretendere un atto di cortesia”.
Nel piccolo libro di pensieri, riflessioni e racconti troviamo molti tipi di uomo: un uomo metodico e noisamente attento che ammetta di “stare ore a cercare di capire se una giacca è blu notte o nera”, l’uomo innamorato che ammette il timore di perdere l’amore trovato “è l’essere speciale che mi sembra di aver intuito, o è un mostro che mi sembra di temere?”, e infine l’uomo divertente che mette, nero su bianco, i piccoli tormenti della vita di tutti i giorni: “perché in corrispondenza delle linee tratteggiate non si riesce mai a tagliare niente, né le buste di tetrapak né i biglietti del cinema o della partita?”.
Una lettura leggera, diversa.

[Photo Credits lafeltrinelli]

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