Meglio il libro: L’uomo venuto dal Kremlino

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Come nel caso de Il mercante di Venezia, do per scontato che trovereste migliore il libro. Le sfumature del romanzo Nei panni di Pietro, da cui è tratto L’uomo venuto dal Kremlino, non possono essere rese alla perfezione in nessun film.

Tuttavia, visto che il libro è praticamente introvabile, vi suggerisco di andare a caccia del film, anche per godervi l’interpretazione di attori bravissimi tra cui Anthony Queen, che interpreta il protagonista, Laurence Olivier, Vittorio De Sica, John Gielgud, Arnoldo Foà. Dovrete solo armarvi di santa pazienza, è il caso di dirlo, perché dura più di due ore.

Certo, nessuno poteva immaginare che il volto del nuovo Papa sarebbe stato meno duro nei tratti e tanto più gioviale di quello di Anthony Queen. Sostanzialmente, però, possiamo ravvisare una serie di incredibili somiglianze tra il Papa sul grande schermo e quello che noi abbiamo conosciuto.

Il film naturalmente semplifica molto quelli che sono i moti dell’animo del protagonista, che nel libro trovano spazio nelle pagine del memoriale segreto del cardinale e poi nuovo Papa. Se però pensiamo che il libro è del 1963 e che il film è del 1968, lo troveremo comunque curioso e interessante, a prescindere dai meriti dell’opera in sé.

Aggiungerò che quando ho visto questo film, molti anni fa, da ragazzina, ho sperato fino all’ultimo che non solo la storia, ma anche i finali coincidessero. Ora, malgrado la grandezza, in alcuni campi, di Giovanni Paolo II, devo ammettere che Morris West ha peccato di troppo ottimismo.

Il Papa venuto dall’est è stato certamente un grande mediatore, ma il salto, quello finale, quello che stravolge, nel film, la Chiesa e la storia della Chiesa, non avrebbe, col senno di poi, mai potuto compierlo. Non solo perché il Papa non è un semplice pastore di anime, in quanto anche capo di stato, ma anche perché, in realtà, non è mai un capo assoluto.

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