Le assaggiatrici di Rosella Postorino, recensione

Le assaggiatrici di Rosella Postorino non è un libro interessante solamente perché ben scritto, ma perché sfrutta una formula diversa ma giusta per raccontare in modo diverso di un periodo che storicamente purtroppo sta cadendo nel dimenticatoio.

In questo caso si parla di un romanzo ovviamente, che è però ispirato alla storia vera di Margot Wolk,  una delle quindici assaggiatrici di Hitler: un gruppo di donne tedesche chiamate ad assaggiare i pasti del dittatore onde scoprire in anticipo se il cibo a lui destinato fosse avvelenato. E pensando a quella che era la vita nel corso della guerra è importante già riflettere sul contrasto tra la certezza di avere un pasto sicuro e la paura che qualcuno effettivamente ne cambiasse la composizione: insomma la continua paura di morire, ogni singolo giorno.

Rosa in questo caso è una donna sposata, non nazista e si ritrova nella sua posizione senza potersi opporre. Insieme altre con il suo stesso pensiero e donne che avevano sposato la causa nazista e quindi fiere, nell’eventualità accadesse, di morire per Hitler. La cosa interessante della storia raccontata nel romanzo è lo sguardo che regala su alcune parti della seconda guerra mondiale che non vengono raccontate spesso come il dolore dei genitori che vedono partire i propri figli per la guerra, o la storia di quei “collaboratori” come Rose costretti ad un’altalena incredibile di emozioni legate alle sopravvivenza, ma sulle quali non si ha nemmeno un pizzico di controllo.

Per quanto riguarda lo stile di Le assaggiatrici di Rosella Postorino va detto che in generale è scorrevole ed incisivo quando serve: ogni parte è ben sostenuta dal lessico e dal ritmo scelto. Consigliato su tutta la linea.

 

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