Chi si ricorda di Walt Whitman?

Quando uscì Nemo, tutti si fiondarono a comprare i pesci pagliaccio. Precedentemente, molti molti anni prima, tutti avevano dato la caccia ai Dalmata. Quando spopolò nelle sale il film L’attimo fuggente, con Robin Williams, eravamo tutti lì a confrontarci sul poeta tanto affascinante quanto per noi sconosciuto Walt Whitman.

Amatissimo in patria, Whitman, statunitense, nato nel 1812 e morto nel 1892 deve la sua fama alla raccolta Foglie d’erba, da cui ho tratti versi che troverete alla fine del post. In Italia è invece diventato famoso o per meglio dire popolare per la strofa che comincia con O Capitano!mio Capitano!. I suoi versi sono pubblicati da diversi editori.

Whitman fu molto contestato sia in vita sia post mortem per i numerosi riferimenti poetici all’omosessualità. In quegli anni non esisteva un nome per quella che secondo alcuni era una perversione, per altri un particolare modo di sviluppare la propria affettività.

Per molto tempo, dopo la sua scomparsa, si cercò i minimizzare se non proprio di occultare il suo orientamento sessuale. Forse anche per noi è arrivato il momento di andare oltre l’attimo sfuggente e di scoprire se questo poeta riesce a toccarci, riesce a toccare più dell’adolescente che è in noi, l’uomo e la donna che lottano per la propria identità.

E metto fine al mio canto per te,/Al mio contemplarti a occidente, al mio guardare l’occidente,/in comunione con te,/Camerata che illumini la notte con il tuo volto d’argento.
Eppure serbo ogni cosa recuperata dalla notte,/Il canto, il canto prodigioso dell’uccello grigiobruno/E il canto concordante,l’eco destata dal mio spirito,/E insieme l’astro lucente che tramontava colmo di tristezza,/E chi mi teneva per mano avvicinandoci al canto dell’uccello,/Compagni miei, e io in mezzo a loro, e la loro memoria da/ mantenere sempre, per il morto che tanto amavo,/Per l’anima più soave e più saggia di tutti i miei giorni e le/ mie terre: per il suo amato ricordo,/Lillà, astro e uccello intrecciati laggiù con il canto della mia anima,/Là nei pini odorosi, nei cedri neri e velati.

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