La Banda Sacco di Andrea Camilleri scala la classifica

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Dobbiamo ancora leggerlo e presto ve ne faremo la recensione, ma non  ci stupisce che “La banda Sacco” di Andrea Camilleri stia scalando in modo sempre più netto la classifica dei libri più venduti. Il maestro ha ancora una volta azzeccato in pieno tema e modo narrativo. Basta poco per rendersi conto di come ancora una volta abbia conquistato il cuore dei suoi lettori con una storia di quelle che lasciano il segno.

La lotta contro la mafia è un tema interessante da qualunque punto lo si veda. Ovviamente lo diventa ancora di più se il tutto viene espresso da un autore come Andrea Camilleri attraverso un romanzo come “La banda Sacco”. Non dobbiamo dimenticare che questo scrittore non è solo colui che è stato in grado di partorire un personaggio carismatico e caro ai lettori come il Commissiario Montalbano, ma soprattutto delle opere in lingua italiana e dialetto siciliano in grado di lasciare un’impronta a livello culturale. Questo romanzo è diverso dagli altri: parte da una forte traccia data da atti processuali, diversi atti ufficiali, dai quali è stato possibile far nascere un romanzo storico interessante e coinvolgente. Ecco per voi la sinossi.

All’inizio, nel secondo Ottocento, c’è il patriarca Luigi Sacco, bracciante d’ingegno e passione. Vengono poi i discendenti, grandi lavoratori tutti, e socialisti, tra emigrazione transoceanica e chiamata alle armi nella Grande Guerra, malversazioni e canaglierie di rozzi capimafia con alle spalle pupari altolocati, che prosperano nella latitanza dello Stato e sanno come avvantaggiarsi nella tragica notte del fascismo, nonostante il pugno di ferro del prefetto Mori (e grazie ad esso, anzi) che seppe abbattersi anche sui comuni oppositori politici. I cinque fratelli Sacco conoscono la disperazione a vivere in un regime di mafia. Si danno alla latitanza. Si sentono investiti di un ruolo di supplenza nella lotta (armata) contro i persecutori mafiosi. Diventano giustizieri solitari, nel silenzio ottuso dell’omertà: cittadini eslègi di uno Stato che non ha saputo garantirli. Vengono arrestati, processati, e inventati come “banditi” e predoni d’assalto. In carcere conoscono l’antifascismo. Incontrano Umberto Terracini e incrociano Gramsci. Il succo della storia, di questo western nostrano di onest’uomini indotti e costretti a farsi vendicatori, è di declinazione manzoniana: ‘I provocatori, i soverchiatori, tutti coloro che, in qualunque modo, fanno torto altrui, sono rei, non solo del male che commettono, ma del pervertimento ancora a cui portano gli animi degli offesi’

Che dite, lo leggerete?

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