Il paradiso non è un granché, il primo romanzo di Arisa

E’ un romanzo che un po’ il sapore dell’autobiografia e l’autrice, a questo riguardo, pare non aver smentito completamente l’insinuazione. E’ uscito qualche giorno fa il primo romanzo della cantante Arisa, voce femminile curiosa e bizzarra che solo qualche anno fa stregò la giuria del Teatro Ariston con un “motivetto orecchiabile”, come lo chiama lei, che le fece raggiungere in poco tempo l’apice del successo, un cambiamento radicale che le fece raggiungere una condizione paradisiaca, salvo poi scoprire che, in realtà, Il paradiso non è un granché.

Saldamente aggrappata al mondo musicale, Arisa tenta ora di stupire i suoi fans con una storia (la sua) che merita di essere raccontata non per la sua originalità ma perché, al contrario, rischia di coinvolgere i numerosi giovani artisti che dall’Italia meridionale raggiungono il settentrione in cerca di successo. Un viaggio dal sud al nord Italia, un tesoro di esperienze, emozioni e una nuova “identità” che, nonostante il successo e l’altissimo consenso ricevuto dal pubblico, vedono ancora la cantante saldamente attaccata alle sue radici, nonostante le differenze.

Il paradiso non è un granché parla di un inizio difficile, di una svolta e di un successo inaspettato che, oltre al denaro e ai privilegi, svelano un rovescio della medaglia di cui spesso il pubblico non conosce l’entità.

Ecco la presentazione di LaFeltrinelli:

Marisa è una ragazza del sud che ama cantare. Vive da bohemien assieme a Tano, compagno di amore e di arte. Finché un giorno un discografico li sente mentre cantano in un locale una loro canzone che si chiama Semplicità. Da quel momento tutto nasce e tutto crolla. Arrivano denaro e successo, ma anche incomprensioni, stordimento, solitudine. Contrasti che sembrano insanabili col mondo da cui Marisa proviene, chiusure mentali, logoranti sensi di colpa. E la consapevolezza che forse la cosa più pericolosa che può accadere a chi ha un sogno è realizzarlo. Ma Marisa ha una marcia in più rispetto a tutti gli altri, un modo tutto originale, fiabesco, diagonale di guardare il mondo, fra Woody Allen e Amélie Poulain.

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