Giuseppe Gioacchino Belli: poeta e romano

Giuseppe Gioacchino Belli è stato forse l’unico uomo in grado di incarnare l’espressione artistica tipica della poesia romana tradizionale. I suoi sonetti continuano ad essere tradotti in tutto il mondo, nonostante possa quasi essere considerato un autore di nicchia, un semplice poeta dialettale.

Dove consta la sua bellezza? È presto detto: nell’analizzare con occhio sveglio attento e conforti della mia tutti gli avvenimenti del suo tempo.

Giuseppe Gioacchino belli era infatti una delle poche voci libere del periodo risorgimentale. Ma soprattutto,  a livello prettamente letterario, è stato in grado di comporre una delle produzioni più corpose relative alla poesia dialettale dell’800. È riuscito con la sua poesia semplice e diretta a mostrare il valore artistico del romanesco come dialetto, alimentandone le diverse articolazioni e facendone un possente esempio di formazione.

Chi è chi lo vede come un poeta minore: la maggior parte dei critici al contrario lo evidenzia come principale regista di una fase letteraria culturale-popolare. Una delle poche voci “nobili” in grado di utilizzare a proprio uso e consumo un mezzo di comunicazione tipico dei ceti bassi e del loro molteplici aspetti.

In particolare la sua scelta del sonetto come forma linguistica, per la sua cadenza e la sua stessa composizione colpisce il segno per ciò che riguarda la piacevolezza della lettura e la sua sonorità. Vi è poi una sfumatura di Belli che sicuramente viene apprezzata dai posteri in maggior misura rispetto ai suoi contemporanei: la capacità di analisi del proprio presente ironizzando, talvolta in maniera  pesante, sulla situazione politica del suo territorio in concomitanza con la creazione della Repubblica Romana, diventando quella voce fuori dal coro un po’ anacronistica ma decisamente reale, e realista.

I sonetti del Belli sono di facile lettura e di interessante consultazione anche per chi il dialetto romano lo conosce poco: la voglia di scandalo e la contemporanea e antitetica spinta moralizzatrice  del poeta sembrano quasi portare lo stesso autore sotto la propria lente d’ingrandimento rendendolo, inconsciamente, vittima della sua stessa arte. E se volete avere una idea di come l’uomo fosse, provate a visionare il film di Luigi Magni “In nome del popolo Sovrano” con , tra gli altri, Alberto Sordi,Nino Manfredi e Massimo Vertmuller.

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