Recensione de L’acustica perfetta, di Daria Bignardi

L'acustica perfetta, Daria BignardiCome si può condividere più di un decennio insieme a una persona, promettere a questa amore eterno, creare una famiglia e comprendere, infine, di non conoscerla affatto? L’acustica perfetta, ultimo romanzo di Daria Bignardi pubblicato da Mondadori nel 2012, mostra al lettore la brusca fine di un futuro e il ritorno, lacerante ma necessario, di un futuro in parte sconosciuto.

L’acustica perfetta narra la storia di Arno, musicista della Scala di Milano, e Sara, nel presente moglie e madre e nel passato, figlia e adolescente problematica. Dopo un incontro fortuito e un matrimonio lungo tredici anni costellato di dolori, gioie, litigi e promesse, Sara lascia la famiglia facendo perdere ogni traccia di sé. Un biglietto, tre e-mail, tre figli da gestire, mille ricordi e tante menzogne: ecco tutto ciò che Arno dovrà affrontare per riportare a casa la sua amata Sara.

Arno, uomo calmo e sereno, dovrà fare i conti con gli uomini e le donne che hanno plasmato il passato di sua moglie; persone che lui non conosce e che dovrà cercare chiedendo loro aiuto e conforto. Dalla sua parte, nel ruolo di spettatori e angeli custodi, ci saranno i genitori, di lui e di lei, un amico di vecchia data, Massimo, e i tre figli che, sereni, affrontano la scomparsa della madre come se fosse una tragedia annunciata e irreparabile. Il viaggio di Arno, instancabile e inconsolabile, si svolge dal Trentino alla Sardegna, da Viareggio a Roma a Firenze e nuovamente a Milano, luogo in cui Arno e Sara hanno costruito la loro casa.

L’acustica perfetta è un romanzo narrato da un personaggio vero e sincero, Arno, che si aggira, suo malgrado, nel passato della moglie come un uomo su un terreno minato: raccoglie informazioni, riporta alla mente stralci di vita passati insieme riuscendo a far emozionare il lettore. La sua disperazione iniziale è straziante e contagiosa così come il senso di libertà che domina il finale del romanzo. Un romanzo da leggere anche se molti lettori lamentano la poca credibilità del protagonista, un uomo follemente innamorato della sua compagna e per questo poco credibile. Personalmente, credo che la bellezza di Arno stia proprio nella sua semplicità e la scomparsa di Sara denoti qualche imperfezione… L’amore di Arno, per quanto assoluto, risulta essere imperfetto. Ed è proprio l’imperfezione, positiva o negativa, la chiave di lettura del romanzo.

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