daniel pennac quattro libri migliori

Daniel Pennac, i quattro libri migliori

daniel pennac quattro libri migliori

Daniel Pennac è uno degli scrittori francesi più amati in italia. Le sue uscite sono seguite con particolare attenzione sia dalla critica, sia dagli innumerevoli fan sui quali può contare nel bel paese. Ecco quelli che secondo noi sono i suoi quattro libri migliori. Quelli dai quali partire per conoscere questo autore.

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I diritti del lettore di Pennac. Nono, il diritto di leggere a voce alta

Durante le famigerate ore di italiano, famigerate a causa della nostra professoressa, speravo sempre che chiedesse a me di leggere i brani che avremmo analizzato durante la sua lezione. Leggere a voce alta e contemporaneamente comprendere bene un testo non è sempre facile, però è elettrizzante.

All’università ho letto praticamente tutto l’Otello a voce alta, camminando per la casa e declamando il testo in lingua originale. I personaggi prendevano forma, così come le emozioni. Non era tutto nella mia testa: la rabbia di Otello e lo strazio di Desdemona avevano un corpo e si muovevano da una stanza all’altra come fantasmi appena evocati.

I reading, ovvero ascoltare direttamente dall’autore i suoi versi o un brano del suo ultimo romanzo sono davvero emozionanti. Se poi chi legge ha anche una buona dizione e una buona pronuncia è come se ti facessero un massaggio al cervello. Dite che sto esagerando?

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I diritti del lettore di Pennac. Ottavo, il diritto di spizzicare

Il diritto di spizzicare l’ho sempre fatto mio insieme al diritto di leggere ovunque. Quando ero bambina, passavo ore intere, non scherzo, a spulciare la libreria dei miei che si avvicinava, tra libri e fumetti, al migliaio di volumi.

Ancora adesso, sia in libreria che in biblioteca, per non parlare dei libri che ho a casa, ho l’abitudine di aprire i romanzi a caso, dare una sbirciatina, leggere qualche pagina e poi rimetterli lì. Ci sono volumi di cui credo di aver letto le prime tre pagine decine di volte, senza andare mai avanti.

Non sono ancora arrivata alla paranoia di Harry del film Harry ti presento Sally, che leggeva subito l’ultima pagina nel caso fosse morto prima di finire il libro. Anche quello, in fondo, è però un diritto del lettore. Un lettore magari non troppo normale, ma pur sempre un lettore.

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I diritti del lettore di Pennac. Settimo, il diritto di leggere ovunque

Eccoci al diritto del lettore che tutti noi riconosciamo in maniera istintitiva: il diritto di leggere ovunque. Devo dire che come lettrice l’ho fatto davvero nei posti più impensati e non parlo della toilette, perché per noi lettori è praticamente il più ovvio.

Ricordo un amico che si era fatto costruire una mini libreria su misura e l’aveva collocata esattamente di fronte al water e non è che godesse di ampi spazi nel suo appartamento. Però ho sempre invidiato quella piccola striscia di muro tutta sua a disposizione.

A proposito, sapevate che esiste un eBook pensato per simili occasioni? L’ho trovato nel catalogo della Graphe.it, il cui editore ho intervistato giusto qualche giorno fa. Si chiama LiberaMente e raccoglie le opere di un concorso per scritti da sala da bagno. Andiamo oltre, però, verso luoghi più romantici.

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I diritti del lettore di Pennac. Sesto, il diritto al bovarismo

E’ questo, a grandi linee, il “bovarismo”, la soddisfazione immediata ed esclusiva delle nostre sensazioni:
l’immaginazione che si dilata, i nervi che vibrano, il cuore che si accende, l’adrenalina che sprizza,
l’dentificazione che diventa totale e il cervello che prende (momentanemente)
le lucciole del quotidiano per le lanterne dell’universo romanzesco…
E’ il nostro primo stato di lettori.

Il diritto al bovarismo, rispetto agli altri nove diritti del lettore, ha un suono leggermente perverso e in qualche modo, per chi non ama la lettura né qualsiasi altra forma di narrazione, riguarda effettivamente un fenomeno di una certa pericolosità che tutti noi lettori accaniti conosciamo.

Si tratta, per usare una parola semplice ma che non definisce in modo preciso il fenomeno, di immedesimazione. In pratica, se siete amanti di novelle romantiche, come lo fu disgraziatamente Emma Bovary, dopo un po’ comincerete a vivere in una sorta di atmosfera romantica ventiquattro ore su ventiquattro.

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I diritti del lettore di Pennac. Quinto, il diritto di leggere qualsiasi cosa

Con il diritto di leggere qualsiasi cosa siamo quasi a metà strada dell’elenco dei diritti imprescrittibili del lettore che Pennac ha redatto in Come un romanzo. Questo diritto, che per molti è un’ovvietà, è stato invece per me il più difficile da digerire visto che non ho mai potuto leggere quello che volevo.

Negli ambienti che ho sempre frequentato, scolastici, familiari, nella cerchia degli amici, c’è sempre stata una sottile distinzione tra chi legge libri alti e chi robetta.

In pratica, se all’epoca mi fossi presentata con I love shopping sotto il braccio molti avrebbero storto il naso. Sembrava che la letteratura potesse dirsi tale solo se “alta”. E oggi?

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I diritti del lettore di Pennac. Quarto, il diritto di rileggere

I genitori lo sanno: rileggere o far rileggere sempre la stessa fiaba è una prerogativa dei bambini. Assaporano la narrazione, ne memorizzano ogni dettaglio, assorbono la storia sino a farla propria e poi, quando il libro ha dato tutto ciò che poteva, lo abbandonano per passare ad un altro.

Rispetto ai precedenti tre diritti, quello di non leggere, di saltare le pagine e di non finire il libro, il diritto di rileggere è forse il più romantico, un vero e proprio atto d’amore verso un romanzo che abbiamo amato o che crediamo possa regalarci qualcosa di nuovo ad ogni incontro.

Gli amanti della poesia sanno meglio di me quanto la ripetizione, lungi dall’essere noiosa, sia invece sempre portatrice di novità. Con un romanzo, certo, è più difficile entrare in una specie di nirvana del lettore, però è anche vero che la simbiosi, chiamiamola così, dura più a lungo. Anche io leggo e rileggo alcuni romanzi.

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I diritti del lettore di Pennac. Terzo, il diritto di non finire un libro

Dopo il diritto di non leggere e quello di saltare le pagine, siamo al terzo diritto ossia il diritto di non finire un libro. È il diritto più difficile da esercitare perché da studenti (o da ex studenti ormai), sappiamo benissimo che possiamo essere interrogati sull’ultima nota dell’ultima pagina.

Da aspiranti scrittori, invece, per quanto critici possiamo essere, ci sembra poco gentile nei confronti di un collega che ha lavorato tanto lasciarlo lì nel bel mezzo della sua espressa creatività, anche se espressa male.

Immagino che anche nelle vostre case, nelle vostre librerie e sui vostri comodini ci siano romanzi o saggi abbandonati sin dalle prime pagine, perché noiosi, o nel bel mezzo dell’opera perché vi sembrava che non approdasse a niente. Non solo.

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