KM 123 di Andrea Camilleri, recensione

KM 123 di Andrea Camilleri è uno di quei libri che confermano come si possa amare un genere (quasi) prettamente per un autore e seguirlo solo per lui. Non importa che non si tratti del Commissario Montalbano: è la verve dell’autore a fare tutto il lavoro.

Quante volte si dà fiducia al proprio autore preferito solo per il modo in cui scrive? E’ da un simile approccio che nasce la passione per i polizieschi di Andrea Camilleri della sottoscritta: non sono molti, anzi quasi nessuno, gli scrittori del genere capaci di appassionarmi. A meno che non siano come Marco Malvaldi, che permea di ironia e divertimento il tutto con il Bar Lume ed i suoi protagonisti.

Questa premessa è stata necessaria perché ciò che rende apprezzabile questa storia è senza dubbio quell’approccio abbastanza umoristico che Andrea Camilleri usa senza porsi troppi problemi: vero è allo stesso tempo che pur rendendo il tutto più piacevole lo rende anche un pizzico in più confusionario. Ed è lì che interviene la bravura dello scrittore con il suo stile ed il suo appeal. Insomma, difficilmente si potrà giudicare KM 123 come un libro brutto: forse non il migliore scritto a livello oggettivo ma allo stesso tempo soggettivamente apprezzabile.

In fin dei conti con Andrea Camilleri siamo abituati a tutto e questo intrigo a base di corna e tentato omicidio condisce per bene 138 pagine in grado di intrattenere senza troppe pretese. La cosa buona è che nonostante qualche piccolo difetto l’impronta del maestro è sempre presente e questo non fa assolutamente rimpiangere i soldi spesi.

Lascia un commento