Come decidete se un libro è da consigliare?

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Come decidete se un libro è da consigliare? E’ una domanda che mi sono posta in questi giorni nel rispondere ad un commento di una nostra lettrice. La risposta più facile da prendere in una situazione del genere è: “beh, suggerisco di leggere ciò che a me è piaciuto”. Ma può essere un assunto valido a prescindere? Dopo attenta analisi, beh, devo ammettere che non è così.

E le motivazioni sono molteplici. Partiamo prima di tutto dai generi e dalla mia esperienza personale. Per lavoro ho la fortuna di poter leggere diversi libri. Romanzi o saggi che molto probabilmente di mia spontanea volontà non avrei mai acquistato perché lontani dal mio modo di concepire la letteratura ed in alcuni casi anche la lingua italiana. Eppure, dopo averli letti, mi son dovuta ricredere. Parlo ad esempio de “Il capitano e la concordia” di Alessandro Gaeta, oppure di “Il mercante di libri maledetti”, di Marcello Simoni. Soprattutto con quest’ultimo mi rendo conto di avere combattuto molto tra i miei pregiudizi ed un ritmo che non sempre era ottimale per la storia. Ma sarei ipocrita a non ribadire che il finale vale forse il libro intero, per quanto possa sembrare scontato, e che è un libro che mi sento di consigliare sia a chi ama il medioevo e gli intrighi, sia chi ha bisogno di una letteratura leggere ma non chick-lit, sebbene a me non sia piaciuto tantissimo. C’è necessità di essere obiettivi.

Ma ancor di più mi ha fatto riflettere il basarmi sul mio autore preferito: Stephen King.  Erroneamente si potrebbe pensare che suggerirei le sue opere a chiunque ad occhi chiusi. Ed invece non è così. Soprattutto per lui punto a suggerire quelle che possono contare su un film di confronto, per rendere possibile una comprensione maggiore della bellezza del testo. Ammettiamolo: chiunque abbia letto It e visto poi il film è rimasto deluso. Dare una contrapposizione di questo genere può aiutare. E voi? Quali sono i vostri parametri di giudizio per consigliare un libro? Sono io esagerata?

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