La vigna di Angelica di Sveva Casati Modignani, recensione

Con “La vigna di Angelica” di Sveva Casati Modignani, posso dire di essermi concessa un po’ un ritorno alle origini. Non per la lettura di quello che definirei comunque un chick lit all’italiana, quanto per aver deciso di dare un’altra possibilità ad una scrittrice della quale mi è sempre piaciuto lo stile ed un po’ meno le storie.

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Il problema, con la maggior parte delle scrittrici rosa italiane e straniere (esempio Danielle Steele) è per me quello di trovarmi perfettamente a mio agio con la loro scrittura ma decisamente meno con ciò che scrivono. Dopo un po’ è come se cambiassero solo i nomi,  e forse un tantino i luoghi. Per il resto… è sempre la stessa storia. Con “La vigna di Angelica”, devo dire che poi non è andata così male, pensavo peggio. Intendiamoci: il romanzo di Sveva Casati Modignani di per se stesso merita, assolutamente. E ve lo consiglio anche, ma questo è valido per voi che non trovate ripetitiva la scrittrice o che non l’avete mai letta. Per me che di suoi libri, soprattutto in adolescenza ne ho letti, per quanto questa storia sia costruita meglio rispetto ad altre, è ancora facile riscontrare la solita traccia. Ciò non toglie che in questo caso l’ambientazione, e la riflessione alla quale questo romanzo porta lo rendano più che meritevole di essere scelto ed assaporato.

Non è un controsenso, credetemi. E’ un libro molto bello, dai personaggi speciali che raccontano ognuno una sua storia, ma talvolta, quando si è abituati a qualcosa… si sente il bisogno di qualcosa di diverso.

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