Torto marcio di Alessandro Robecchi, recensione

Sono quei “detective” per caso che rendono possibile l’avvicinare persone un tempo contrarie al genere poliziesco. Come per le opere d’arte è “l’autore” ad attrarre. In questo caso è il protagonista: e quello di Torto marcio di Alessandro Robecchi non fa eccezione.

Soprattutto perché grazie alla caratterizzazione del suo personaggio si riesce ad evitare il rimanere statici nel genere, spaziando e rendendo il volume, con la sua storia, qualcosa di appassionante e divertente allo stesso tempo. E’ sempre nella semplicità che si riesce a trovare la giusta via per catturare la mente. Ed è questo uno dei punti di forza di Torto Marcio. Carlo Monterossi è un “autore televisivo di una trasmissione trash (di cui si vergogna), cultore di Bob Dylan e detective per caso”.  E non si potrebbe essere più d’accordo di così con la definizione del protagonista che viene data dalla sinossi del libro.  Ed i tre filoni narrativi nei quali è idealmente suddiviso il romanzo rendono decisamente più facile e coinvolgente la lettura. Vi è quello relativo a Carella e Ghezzi, coloro che si occupano delle indagini ed è in qualche modo il più divertente; quello dell’autore e dell’amico che cercando un anello di alto valore e quello dei ragazzi del collettivo sociale che cercano giustizia.

Quello che ne esce è il ritratto di una Milano interessante sotto ogni punto di vista che come ogni città però necessita anche di essere “sistemata”. E’ questo il bello di Torto Marcio di Alessandro Robecchi: il riuscire a riunire tante anime in una sola storia.

 

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