The Time of my life, di Patrick Swayze

Lisa NiemiQuando ci si approccia ad un’autobiografia sono molti i fattori che entrano in gioco, non mi stancherò mai di ripeterlo. “The Time of my life” di Patrick Swayze non fa un eccezione, anzi. Conferma la regola che fa di questi libri delle vere e proprie stilettate al cuore se per qualsiasi motivo, in questo caso artistico, si ha affinità con l’autore. E la scoperta di tanti particolari a lungo “privati”…. lascia davvero senza fiato. 

Potrei dire che Tiziano Ferro, Diane Keaton e Patrick Swayze  si trovano sullo stesso piano. Beh, non è vero. Anche a livello stilistico. Soprattutto mi sono resa conto (più che mai) con questo volume, che in caso di testi scritti in lingua originale, o si può contare su un buon traduttore, o davvero si rischia di perdere le sfumature più importanti. Aver letto Worth fighting for, l’altro lato della medaglia, il punto di vista di Lisa Niemi, la moglie dell’autore in questione, contribuisce poi ad avere un quadro generale dell’intero essere di chi ha scritto questo libro.

Quando si parla di un ‘autobiografia non si può parlare di una trama, ma si deve analizzare la veridicità. Quanto davvero Patrick Swayze si è messo in gioco in questo caso. La risposta è: tantissimo. Non solo perchè ha ricostruito la sua vita in modo semplice, colloquiale, comprensibile ed emozionante, ma perchè leggendo la testimonianza della moglie scopri che lo ha fatto nei suoi ultimi mesi di vita, e buona parte del testo è stato scritto da un letto di ospedale.

Sono cose che segnano. E devo ammettere che, sebbene il racconto si fermi alle promesse della coppia nel rinnovo dei voti nuziali, quindi praticamente agli albori della sua malattia… è impossibile non commuoversi e pensare all’uomo, sia nei suoi pregi che nei suoi difetti e rimpiangerlo un po’. Anche se non lo si è mai conosciuto e lo si è apprezzato solo attraverso uno schermo. Emozione: è questa la parola, secondo me, in grado di connotare il libro intero.

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