Storia della mia ansia, di Daria Bignardi: recensione

La si può amare od odiare Daria Bignardi come giornalista: “Storia della mia ansia” però è un libro che vale la pena leggere. Perché è inutile girarci attorno o far finta di niente: tutti siamo ansiosi e questo romanzo in qualche modo… può consolarci.

Di solito a meno che non abbia davvero qualcosa da dire, il personaggio noto ( a prescindere da quello che è il suo bagaglio culturale di base, N.d.R.) risulta essere sempre un po’ troppo pomposo quando si approccia alla scrittura. Questa storia invece, nella sua semplicità ti cattura.  La malattia di Lea, la sua protagonista, mette in gioco tantissimi fattori e sconvolge quella che nel bene o nel male e con tutte le sue ansie nascoste, era qualcosa di confortante anche nei suoi particolari più brutti.

Ed è interessante vedere come man mano si sviluppa la sua vicenda perché automaticamente cambia anche di conseguenza l’approccio del lettore. Quella che dal frontespizio poteva sembrare la classica storia si trasforma pagina dopo pagina in un romanzo che vale davvero la pena di leggere. E se per Daria Bignardi non si hanno dubbi sulle capacità giornalistiche, scrivere un libro è altra cosa: fortunatamente non si rimane delusi. Anche se molto spesso è difficile immedesimarsi e ci si pongono domande a raffica su come si sarebbe agito al posto dei protagonisti: assurdamente è proprio questo il punto di forza di “Storia della mia ansia”. Ovvero quella spinta al ragionamento che non sempre viene stimolata nonostante un angolo interessante di approccio. Insomma, non sarà perfetto, ma è consigliabile.

 

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