Splendore di Margaret Mazzantini, recensione

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Nonostante il rapporto altalenante con le opere di Margaret Mazzantini, mi sono decisa a leggere “Splendore” che in queste feste natalizie si è rivelato essere uno dei libri più apprezzati dagli italiani.  Il risultato? Mi sento divisa in due parti. Quella che ha apprezzato la scelta di una storia in qualche modo coraggiosa per l’editoria mainstream e la rabbia per un finale che non mi è piaciuto.

Margaret Mazzantini è senza ombra di dubbio un’ottima scrittrice. Se c’è una cosa che non posso negare assolutamente è la sua capacità di narrazione unita ad uno stile spesso molto piacevole. Forse non ci crederete mai, ma in realtà, ciò che non mi attira eccessivamente dei suoi lavori sono le trame dei suoi libri. Non rientrano quasi mai nel mio genere o non ho l’impulso di approfondire nel momento in cui leggo le sinossi. Con Splendore è stato differente. Forse perché sentito più vicino ai miei interessi, questo libro mi ha in qualche modo catturato. In inglese, per esprimere il concetto di dolore misto a rabbia si usa la parola angst: quella sensazione che in qualche modo arriva addirittura a farti riflettere. E se dovessi scegliere una sola parola per descrivere questo romanzo probabilmente userei quella.

La storia di Guido e Costantino è generalmente interessante e ben scritta: la sofferenza interiore di queste due anime in qualche modo lontane eppure così connesse è da togliere il fiato. L’amore omosessuale non viene affrontato “male” per essere un libro di questo genere con un certa audience e da una scrittrice che purtroppo per quando grandiosa ogni tanto esagera con le figure retoriche. Il problema a mi parere sono due cose: il finale (non posso farci nulla ne sono rimasta delusa) ed il rimanere in qualche modo, proprio attraverso alcune scelte di “trama” ancorati ad una idea sbagliata di necessità di coming out. Un consiglio? Leggetelo.

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