Se questo è un uomo, di Primo Levi: recensione

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Se questo è un uomo” di Primo Levi è un libro che come tutti quelli che raccontano della barbarie dello sterminio nazista contro gli ebrei non necessiterebbe nemmeno di presentazione: deve essere letto e basta. Perchè nessuna testimonianza di questo barbaro eccidio deve andare persa.

Primo Levi ha avuto la fortuna di sopravvivere all’internamento ad Auschwitz. La sua morte, avvenuta nel 1987 rimane ancora un mistero. E’ stato trovato senza vita alla base della tromba delle scale di casa sua: non si è stati in grado di stabilire se si trattò di un incidente o di suicidio. Ma quello che rimane di lui, senza dubbio, e che rimarrà come segno indelebile in tutti è il racconto della sua esperienza nei lager. Quello che ho sempre ravvisato in “Se questo è un uomo” è una straordinaria chiarezza nell’espressione del suo racconto. Nulla è minimamente romanzato. Niente è contestualmente asettico. Si tratta di descrizione nuda e cruda della verità delle cose. E’ questo il suo più grande pregio, dare uno scorcio obiettivo della condizione facendo in modo tale che nessun particolare di ciò che accadeva nei lager venisse perduto nella narrazione.

E’ così chiaro che leggendo una biografia su Anna Frank scritta in collaborazione con una scrittrice, che presto recensirò, sono riuscita a trovare dei punti comuni di racconto di un determinato episodio, avvenuto quando sia Primo Levi che Otto Frank si trovavano nell’infermeria del campo (in baracche diverse) al momento della liberazione del campo. E’ in questo “episodio” che mi è occorso che ho avuto finalmente chiaro quanto le testimonianze della Shoah, nude e crude, sono più forti di qualsiasi tentativo revisionista. “Se questo è un uomo” è un libro da leggere, senza se e senza ma.  E’ importante per non dimenticare. Non sono solo parole scritte su delle pagine, ma impronte di vite che non debbono essere scordate.

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