Scrittori di destra, scrittori di sinistra, prima parte

Quali sono gli scrittori di destra e quali quelli di sinistra? Ecco un dibattito che spesso infiamma le conversazioni tra amici. Non so se dipenda dall’abitudine tutta scolastica a sezionare i testi. In effetti quando leggiamo un libro un po’ sentiamo la voce della professoressa di italiano che ci invita a riconoscere, pena un cinque, le idee politiche di Manzoni e di D’annunzio.

Sta di fatto che dopo un po’, nella mia esperienza, un gruppo di persone appassionate di cultura ed abituate ad avere sguardi un po’ più ampi sulla realtà, si trasformano negli ospiti di un talk show televisivo di quart’ordine e cominciano a parlare per frasi fatte. Quali?

I simpatizzanti di sinistra sostengono che la cultura è per definizione di sinistra e che ultimamente in Italia non c’è uno scrittore uno (parliamo di romanzieri, non di giornalisti o di saggisti) che sia di destra. Questo perché solo a sinistra c’è libertà di espressione.

I simpatizzanti di destra sostengono che la principale caratteristica degli scrittori di sinistra è quella di vantarsi della loro appartenenza politica, a prescindere dal valore delle loro opere. Se si dimostra, così, il proprio credo comunista, si aprono porte che altrimenti restano chiuse.

Poi ci sono i lettori che non lo ammetteranno mai, ma vogliono assolutamente conoscere lo schieramento degli scrittori perché temono di non poterlo capire dalle loro opere e di poterne essere dunque influenzati contro la propria volontà. Il grande fratello del tesseramento.

Trovo ci sia una gran tristezza in queste diatribe. Ridurre uno scrittore ad un’appartenenza politica significa ignorare non solo le sue capacità letterarie, ma anche la possibilità che ci da di uno sguardo diverso sul mondo.

Certo, ci sono scrittori nella cui storia personale l’appartenenza politica è stata determinante: penso a tutti coloro che nei regimi totalitari, di destra e di sinistra, hanno avuto il coraggio delle proprie idee e hanno sfidato il regime per poterle far arrivare agli altri e per questo sono stati esiliati o hanno perso la vita.

Oggi però, parliamo di scrittori che vivono in un periodo di relativa tranquillità e di lettori che possono comprare ciò che vogliono senza essere considerati sovversivi.

Il lettore ideale, credo, è quello che se vota a sinistra va a leggersi un autore di destra, per vedere tutto attraverso un nuovo punto di vista e viceversa. Senza per questo perdere la propria identità. Perderla, poi, ovvero cambiare idea, sarebbe davvero così tremendo? Non abbiamo forse il diritto di modificare nel tempo le nostre opinioni?

Domani vedremo un elenco di scrittori di destra e uno di sinistra? Voi lettori di Libri e Bit avete qualche nome da suggerire? Cosa pensate dell’intera questione?

[Photo Credits: Steve Rhodes su Flickr]

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