La metamorfosi di Franz Kafka, recensione

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Non c’è nulla da fare: anche “La metamorfosi” di Franz Kafka mi ha confermato il brutto rapporto che ho con i classici. In questo caso è anche peggio, perchè ritornando ai tempi della mia personale frequentazione scolastica, devo dire che il pessimo raffronto lo ho in generale con la letteratura tedesca.

In questo caso, con “La metamorfosi” di Franz Kafka capisco che buona parte del problema sia dovuto ad uno stile che non mi piace affatto e non rientra assolutamente nelle mie corde. Per quelle che sono le mie aspettative narrative infatti, la trama è più che stuzzicante. Ma quando interviene uno stile che non si adatta a ciò che trovo di mio gusto è come se si presentasse un muro altissimo tra me ed una giusta penetrazione del libro nella mia mente. Devo ammettere quindi di aver lottato un poco per giungere alla sua fine. Complessivamente, nonostante la mia esperienza non proprio positiva è un romanzo che consiglio a tutti. Questo perchè la metamorfosi del protagonista dà modo di riflettere in modo semplice e diretto su moltissimi comportamenti che noi esseri umani mettiamo in pratica con ciò che non comprendiamo e non ci sforziamo di capire.

La solitudine che porta alla comprensione. Questo è uno degli aspetti chiave di questa storia. La necessità (l’obbligo in realtà, N.d.R.) di cambiare punto di vista per finalmente comprendere la realtà che si ha intorno. Non qualcosa che vogliamo fare nella nostra vita,ma è forse qualcosa che dorremmo fare. Per il nostro bene. Per poter vivere meglio.

 

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