Macbeth di Jo Nesbo, recensione

Jo Nesbo è uno di quegli autori che quando presentano un nuovo libro attirano l’attenzione a prescindere da tutto: fortuna vuole che Macbeth è un thriller in grado di toccare le porte giuste, forse perché tra le altre cose è platealmente ispirato a quella che è l’opera di Shakespeare.

E’ importante sottolinearlo: lo stile di Jo Nesbo è piacevole da leggere e questo conduce senza colpo ferire a un libro facile da leggere, scorrevole ed in qualche modo dotato di un’efficacia ben precisa nel raccontare. Se poi teniamo da conto che qui Macbeth viene rivisto completamente ed adattato ad un contesto differente dall’originale, è facile comprendere come il romanzo stesso non rimanga “contaminato” in modo negativo dall’essere una sorta di “omaggio”.

In fin dei conti sia il Macbeth di Jo Nesbo che quello di William Shakespeare sono tutti e due basati sull’ambizone: e sebbene tocchi ammettere che qualche forzatura per rimanere vicino all’originale sia presente, la caratterizzazione dei personaggi è piacevole, seppure non grandiosa. Insomma, il compito viene portato a casa in modo più che sufficiente. La storia parla da sé: Macbeth è infatti nel libro di Nesbo il capo della SWAT in una città martirizzata dalla presenza delle gang e degli spacciatori di droga. I giochi di potere tra i vari protagonisti sono più che presenti, creando generalmente uno stato di aspettativa nel corso della lettura che viene colmato in modo abbastanza buono.

E’ un libro da consigliare? Senza dubbio: in questo caso (ovvio parere personale, N.d.R.) lo stile riesce a sopperire a diverse sbavature.

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