Libri “musicali”: un mercato da esplorare?

Oggi affronteremo un tema un po’ particolare, ovvero una branca di “libri” che non trovano una giusta collocazione  all’interno della classica e canonica letteratura e che spesso vengono venduti all’interno di  “bancarelle ufficiali”: parlo dei tipici book da concerto, quelli che vendono gli artisti alla conclusione o all’inizio del loro live.

Ci stavo riflettendo giusto martedì sera, in concomitanza con la mia permanenza a Milano presso lo stadio di San Siro per il concerto dei Take That. Tanti anni fa questi particolari libri, che non sono solamente book fotografici, ma non possono essere considerati dei normali libri che parlano di musica, era possibile trovarli nei negozi  in tempi ragionevolmente brevi, dopo che l’evento era avvenuto. E non incappiamo nell’errore di considerarla una mossa “internazionale”: fino a qualche anno fa mi capitava di trovarne diversi anche relativi ad autori nostrani.

Brossura, molto grandi, spesso caratterizzati da molte foto e colori sgargianti non solo ripropongono quelle considerabili le foto più belle di un artista nello specifico, ma danno spazio ad interviste, racconti inediti sullo stesso. Spesso e volentieri sono delle iniziative poste in atto dal management. Ciò che mi ha colpito più di tutto ovviamente è stato vedere, nell’occasione che vi ho citato sopra, come questi ingombranti libri venissero venduti  con facilità estrema nonostante un prezzo davvero alto, tanto da dover costringere il rivenditore ad aprire una scatola dopo l’altra.

Con ricavi clamorosi per la casa editrice di supporto dell’iniziativa. Ovviamente non si tratta di un modello di vendita che può essere ripetuto al dettaglio, ma può dare lo spunto per orientarsi, a livello di mercato di nicchia magari, per un rinnovato interesse verso la tipologia di volume.  Quindici anni fa gli adolescenti facevano i salti mortali per comprare questi libri. Perché non favorire in concomitanza con gli eventi  una rinascita di questa tipologia di mercato?

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