J. D. Salinger secondo Kenneth Slawenski

Ad un anno dalla sua scomparsa, J. D. Salinger è sicuramente uno degli autori moderni che più ha stupito e incuriosito il mondo della letteratura e tutti i suoi lettori. Di natura schiva e dall’animo solitario, Salinger ha preferito spegnere i riflettori sulla sua vita pubblica e privata per lasciare che parlassero per lui solo i personaggi, i frutti della sua geniale fantasia.

Dopo aver lasciato la vita terrena a causa di un male incurabile al pancreas, esce ora nelle librerie americane una biografia che sicuramente l’autore, più per indole che per ingratitudine, non avrebbe desiderato.

Esce in America “J. D. Salinger: A Life”, la biografia dell’autore di New York scritta dalla penna di Kenneth Slawenski. La biografia si svela al lettore grazie al rapporto epistolare intrattenuto per anni tra Salinger e la figlia Margaret.
Il risultato è il ritratto impertinente di un autore che si riscopre, ancora all’età di 91 anni, il giove Holden di un tempo, un ragazzino dalle ginocchia sbucciate e dalla sensibilità acutissima, sempre in ribellione e in fuga dalle convenzioni e dai cliché di una società superficiale.

Il Salinger che affiora dalle pagine della biografia di Slawenski è un pellegrino, un eterno outsider della società sempre in fuga dalle ipocrisie del suo presente e dalle ferite del passato tra cui la Seconda Guerra Mondiale, un conflitto che rese l’autore ancora più aspro nei confronti della società.
Tra le pagine della sua biografia, e attraverso una minuziosa ricostruzione dei fatti sociali e militari importanti per gli Stati Uniti e il mondo intero, si analizzeranno le ferite dell’uomo e le cicatrici dello scrittore che verranno poi etichettate dai medici del tempo come un “post-traumatic stress disorder” che in parte lo spinse verso un’esistenza silenziosa rotta solo dalla loquacità della scrittura.

L’opera di Slawneski traccia il cammino dello scrittore accompagnandolo durante la guerra, il campo di concentramento di Dachau fino alla sua residenza del Connecticut dove chiuse il mondo fuori dalla porta d’ingresso.

[Photo Credits nytimes.com]

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